Domenica 29 Dicembre 2024
ANDREA MARTINI
Magazine

"Assurdo che un americano interpreti Ferrari"

A Venezia scoppia la polemica. Pierfrancesco Favino all’attacco: "È appropriazione culturale. Gli attori italiani non sono tutelati"

"Assurdo che un americano interpreti Ferrari"

Una Roma soffocante, cosparsa di fuliggine per gli incendi che infestano la periferia, percorsa da sciami di anime perse, fa da sfondo a Adagio, ultima fatica di Stefano Sollima, regista sposato da sempre al racconto della violenza metropolitana, declinata in forme estreme. Cresciuto all’insegna del padre Sergio, con esperienze americane, Sollima jr. (Suburra e serie tv Romanzo criminale, Gomorra), cantore ufficiale del cuore nero capitolino, riprende qui le fila di vicende le cui radici affondano nella fu Banda della Magliana. C’è chi si nasconde, chi vuole dimenticare, ma nelle strette maglie della delinquenza si può rimanere impigliati anche a distanza di lustri. Con interpreti come Favino, Servillo, Mastandrea, Giannini jr. è facile far risaltare il mestiere, afferrare alla gola lo spettatore, stordirlo, convincerlo d’esser parte, seppur passiva, della grande bruttezza. Il cinema di genere sia benvenuto alla Mostra ma a condizione d’esser nuovo. Adagio, invece, nulla aggiunge.

Il maestro visse d’arte e d’amore. Uno dei massimi direttori d’orchestra del secolo, di casa nelle filarmoniche e nei teatri più prestigiosi, compositore classico e moderno (West Side Story), Leonard Bernstein ebbe vita intensa, sentimentale variegata, bisessuale nella maturità. Maestro, biopic dell’arista - soggetto a lungo cullato da Spielberg - è stato scritto, diretto e interpretato da Bradley Cooper con misura e sensibilità. Il ritratto rende conto della singolare creatività di Bernstein anche se diviene ovvio nella descrizione della quotidianità familiare, nonostante una spalla straordinaria come Carey Mulligan. Strepitosa, ovviamente, la colonna musicale.