La settimana scorsa l'attrice Ashley Judd ha subito un brutto incidente nella giungla congolese, una caduta che ha provocato fratture multiple a una gamba e un'emorragia interna che le sarebbe costata l'amputazione, e forse la vita, se non fosse stata soccorsa da alcuni generosi locali. Ora lei stessa, che è ricoverata in un ospedale del Sud Africa, ha raccontato nel dettaglio quanto accaduto attraverso il suo profilo Instagram e pubblicando anche una serie di foto impressionanti. Lo scopo non è di mettersi sotto i riflettori, ma di porre l'attenzione sulla povertà di molti paesi africani e sulla necessità che cure adeguate siano garantite a tutti. Del resto, da tempo Judd è un'attivista impegnata, con il supporto delle Nazioni Unite, nella lotta per garantire diritti civili alle donne, per combattere la piaga dell'Aids e quella della povertà in luoghi come la Cambogia, il Kenya e il Rwanda. Si trovava in Congo nell'ambito di un progetto per la preservazione dei Bonobo, una specie di scimpanzé in pericolo d'estinzione.
Ashley Judd e le sue 55 ore di odissea
Nel lungo messaggio postato su Instagram Ashley Judd parla di alcune delle persone che l'hanno aiutata. C'è stato ad esempio Dieumerci, che ha posizionato le sue gambe sotto quella fratturata dell'attrice, in modo da evitare ulteriori danni, ed è rimasto così, immobile, seduto sul suolo della foresta pluviale per cinque ore, in attesa di soccorsi. Poi sono sopraggiunti altri uomini e uno di loro, Papa Jean, le ha dato un bastone da mordere e ha ricomposto le fratture, mantenendo calma e professionalità nonostante le urla e gli spasmi di dolore della sua paziente. A questo punto è iniziato un lungo viaggio su strade dissestate: per circa tre ore è stata trasportata a braccia su una barella improvvisata con un telo, per altre sei a bordo di una moto guidata da Didier, mentre Maradona la sosteneva tenendole il piede nella giusta posizione e impedendole di svenire.
Qualche giorno prima, parlando con il giornalista del New York Times Nicholas Kristof, Ashley Judd aveva detto: "La differenza tra un abitante del Congo e me è che io ho un'assicurazione sanitaria che mi ha consentito, dopo 55 ore dal mio incidente, di entrare in una sala operatoria in Sud Africa". E ha aggiunto che in molti villaggi congolesi non solamente manca l'elettricità ma è impossibile trovare "un semplice antidolorifico che possa aiutare a sopportare il dolore provocato da una gamba con quattro fratture e danni ai nervi".