Martedì 30 Luglio 2024
LUCA SCARLINI
Magazine

Artiste a Roma oltre l’avanguardia. Fra Secessione e ritorno all’ordine

A Roma, al Casino dei Principi a Villa Torlonia, la mostra "Artiste a Roma" celebra figure femminili spesso trascurate, ma influenti, nell'arte italiana del Novecento. Opere di grande fascino e originalità da non perdere fino al 6 ottobre.

Artiste a Roma oltre l’avanguardia. Fra Secessione e ritorno all’ordine

Mari Grandinetti Mancuso, Astrazione di natura morta (Natura morta). , ante 1930

Fino al 6 ottobre prossimo va in scena a Roma nel magnifico spazio del Casino dei Principi a Villa Torlonia una mostra di grande interesse, Artiste a Roma. Percorsi tra Secessione, Futurismo e Ritorno all’Ordine, a cura di Federica Pirani, Annapaola Agati, Antonia Rita Arconti e Giulia Tulino (catalogo De Luca, a cura delle stesse).

La capitale come luogo di attraversamento, tra avanguardia e retroguardia, tra folgorazioni e ritorni, dal punto di vista di alcune signore straordinarie, che spesso non hanno trovato udienza nelle storie dell’arte, ma che hanno inciso una loro fisionomia esatta nelle vicende agitate della produzione nazionale. Nella vasta schiera, spiccano Edita Broglio, di origini lettoni, che realizza nature morte mirabili, in cui Chardin si incrocia con la lezione della metafisica, in una bianchezza accecante. Mimì Buzzacchi Quilici realizza coloratissime immagini del quotidiano, che hanno talvolta il sapore dell’anticipazione della produzione pop a venire (magnifica una natura morta di frutta del 1926).

Ružena Zatkova, inquieta testimone di una ricerca estrema, dalla nativa Praga giunse a Roma come moglie di un diplomatico russo, che abbandonò, per diventare compagna e modella dello scultore Ivan Meštrović. Le sue ricerche la portarono al Futurismo, di cui fu una voce acuta, dissonante. Marinetti, che la stimava molto, compare nel ritratto celebre, mentre il suo repertorio va dalla rappresentazione dei ghiacci della montagna su cui doveva vivere, per curare la sua malattia di polmoni, a meravigliose tavole di leggende slave in cui la parola si fa immagine, tra colori accesi dalle tonalità fluorescenti.

Deiva De Angelis fece irruzione nella capitale, venendo da un paese vicino a Perugia: nacque, nel giro della sua breve esistenza, il mito di una artista autodidatta, che sfidava i risultati dei Fauves, dipingendo ritratti aspri, dai tratti fortemente segnati. Diversissimo il caso di Bice Lazzari, approdata da Venezia, che ebbe riconoscimento per la sua straordinaria attività in età matura. La sua pittura parte dal dato di realtà e lo assottiglia fino a cercare la natura geometrica della visione.

Notevolissime anche Adriana Pincherle, maestra di ritratti (splendido quello di Anna Banti, collocato con molte altre sue opere all’Archivio Bonsanti del Gabinetto Vieusseux), Antonietta Raphaël ricercatrice di immagini estreme, dal forte segno espressionista, nei quadri e nelle sculture. Da riscoprire anche Eva Quajotto, pittrice di paesaggi e raccontatrice di animali nel suo notevole Bestie e noi, che varrebbe la pena di ripubblicare. Insomma una occasione preziosa per vedere un panorama di grande fascino dell’arte italiana novecentesca.