Milano, 8 gennaio 2025 – Messaggi dalla tv del passato. Renzo Arbore a 87 anni ha ancora tanta voglia di ridere.
E per far ridere anche noi ha confezionato una nuova trasmissione, Come ridevamo, su Raidue da domani in seconda serata per venti puntate. Accanto a lui Gegè Telesforo. "Ho superato un Natale un po’ malinconico, pensando a tutti gli amici che non ci sono più", confessa al telefono.
Nella prima puntata lo sketch forse più esilarante è quello di Carlo Verdone nei panni dell’ultimo garibaldino che demolisce pezzo a pezzo la figura dell’Eroe dei Due Mondi…
"In quel periodo la parola patria era stata cancellata. La sfilata del 2 giugno era stata abolita. Io feci un programma che si chiamava proprio Telepatria International, il pubblico era formato da truppe. Niente di più adatto del personaggio dell’ultimo garibaldino".
Lei ha sempre avuto il gusto del recupero della vecchia televisione, fin dai tempi di Tagli, ritagli e frattaglie. Qual è il motivo?
"Quella tv non è vecchia, è solo fatta anni fa. Ma fa ancora ridere. Io ho sempre cercato di far lavorare la fantasia, staccandomi dall’attualità. Per realizzarla ho lavorato con Ugo Porcelli, Emiliano Portone, Andrea Sassano".
Nel programma ci sono sketch che durano anche 5-6 minuti. Pensa che le nuove generazioni, abituate a una comicità fulminante che si misura in secondi, possano apprezzarli?
"Le nuovissime generazioni sono impallate dalla velocità del clic. Ma certe scene hanno bisogno di tempo. Un tormentone deve essere ripetuto sei-sette volte per funzionare. La gag di Troisi preso per Rossano Brazzi ha bisogno di una certa lunghezza, altrimenti non fa ridere".
Oggi lo schema dello sketch lo applicano solo Lillo e Greg…
"Infatti sono tra coloro che più mi fanno ridere. La loro gag del provino è un capolavoro".
Quale dei tanti frammenti le era sfuggito alla memoria e, rivedendolo, l’ha divertita?
"Benigni che balla con un uomo mentre io suono un pezzo di Elvis".
Uno stralcio che l’ha commossa?
"Quello in cui Mariangela (Melato, ndr) recita La figlia di Iorio di D’Annunzio e io, fingendomi ignorante, dico ‘questa figlia di Iorio è una raccomandata’. A Mariangela ero e sono ancora molto legato (la loro fu una grande storia d’amore, ndr)".
Sempre nella prima puntata c’è una gag del Trio in cui Massimo Lopez imita Mike in modo molto graffiante... Se n’era mai lamentato?
"Per nulla. Perché non abbiamo mai fatto umorismo contro, sempre per. Con Boncompagni spesso dicevamo ‘da un’idea di Gillo Pontecorvo’, era un amico, si divertiva. E anche Fellini rideva molto, tanto che fece un provino a Mario Marenco credo per Casanova. Per fortuna non lo prese, perché Marenco era un cavallo pazzo".
La Rai degli ultimi anni ha perso molti pezzi, molti volti famosi. Come considera la situazione attuale della tv di Stato?
"Soffro per l’intrattenimento. È il più importante fattore di memoria per noi italiani. Ricordiamo il passato attraverso le gemelle Kessler, Aldo Fabrizi, Bice Valori, Alberto Sordi, Lascia o raddoppia, Raffaella, Corrado... Forse è rimasto solo Ballando con le stelle".
Oggi la tv ha tante piattaforme, centinaia di canali: perché nessuno investe nell’intrattenimento?
"Perché non ci sono tecnici che mettono questo genere al primo posto. Quando Raffaella, Baudo e Enrica Bonaccorti passarono a Mediaset, Biagio Agnes chiamò Celentano per fare intrattenimento. Fino ad allora Celentano era stato un cantante e un attore di cinema. Oggi perché non si realizzano operazioni del genere?"
Le piattaforme hanno però un vantaggio: il suo programma va su Raiplay e chiunque lo può vedere a proprio piacimento.
"Vedo la trasmissione come una specie di semina. Mostrare a una generazione che non li ha conosciuti gli inventori di certi tipi di comicità. Oggi chi ha 40 o anche 45 anni non ha mai visto Indietro tutta. Nell’84 avevo fatto un programma, Cari amici vicini e lontani, a cui parteciparono tutti i più grandi, da Carlo Dapporto a Walter Chiari. Quel programma oggi è relegato su Rai Storia, un canale quasi invisibile. Sono diamanti sepolti".