Roma, 16 novembre 2024 – Apicoltura in Italia: CREA rilancia l’allarme sul cambiamento climatico (ma non solo). Quali sono le ultime notizie dal campo per un settore che coinvolge economia, biodiversità e salute, insomma si dimostra strategico? Abbiamo cercato di capirlo da Alberto Pesavento di Aspromiele Piemonte, regione che continua a detenere un primato nell’apicoltura del nostro paese ed è anche in prima linea nella lotta alla Vespa velutina (o calabrone dalle zampe gialle), insetto alieno invasivo, grazie anche alla tecnica del radiotracking. L’apicoltore ci spiega anche la dinamica della movimentazione degli alveari e il fenomeno (globale) del commercio di api regine.
La storia per punti
Cambiamento climatico e api
Risponde il tecnico apistico: “Diciamo che nell’ultima fase il cambiamento climatico è il fattore che ha causato in maniera più diffusa su tutti i territori un calo drastico delle produzioni. Poi chiaramente non vanno dimenticati l’impatto di pesticidi, fitofarmaci, la perdita di biodiversità, quindi di prati e fioriture spontanee, perché anche il consumo di suolo è un altro fattore. Così come lo sono alcune patologie ormai insediatesi in maniera permanente sul nostro territorio, i parassiti come la Varroa destructor o la Vespa velutina”.
Allarme di CREA per un nuovo acaro alieno
“Il Tropilaelaps mercedesae sta seguendo un po’ lo stesso percorso del precedente parassita che è in Italia ormai da quarant’anni e ha causato una grave perdita di alveari e anche un alto costo di manodopera per la sua gestione. Questo potrebbe provocare altrettanti problemi. Di sicuro desta già molta preoccupazione”.
Movimentazione di api e regine
L’entomologo e apicoltore Paolo Fontana ha dichiarato a Quotidiano.net: la Varroa è arrivata con la movimentazione degli alveari. “Vero. Però con la Vespa velutina è bastato un singolo trasporto di merci, pare dall’Asia alla Francia, per far fare un balzo all’insetto alieno”, osserva Pesavento. Ma come si spiega il commercio di api e di regine? “Con la necessità - risponde l’esperto -, perché in alcuni paesi l’allevamento e la selezione sono meno sviluppati. Il ragionamento vale in generale per le api ma il commercio di regine probabilmente è ancora più globale. C’è un lavoro di selezione genetica”.
Cosa garantisce una buona regina?
“La trasmissione dei caratteri positivi alla famiglia in termini di produttività, docilità, cioè la mansuetudine delle api, la minore aggressività, la capacità di raccolta di miele. Tutto questo naturalmente dipende anche dall’ambiente ma dal punto di vista genetico e comportamentale dipende dalla regina. Il commercio di base avviene per regine già fecondate”.
Quanto costa un’ape regina?
“Dipende - osserva l’apicoltore -. Se è una cosiddetta madre riproduttrice che viene acquistata proprio per avere altre api regine figlie, può arrivare a diverse centinaia di euro. Ma la maggior parte del commercio riguarda api regine già feconde, non finalizzate a scopi riproduttivi”.
Le caratteristiche genetiche più importanti
Ecco quello che conta davvero per un apicoltore nell’elenco di Pesavento: “La docilità degli alveari ad esempio rende le cose più semplici, una particolare predisposizione all’igienicità quindi ad essere meno suscettibili alle malattie, alle patologie, la resistenza vera e propria ad alcuni parassiti come la Varroa, una maggiore capacità di raccolta di miele che però spesso è una conseguenza delle altre caratteristiche”.
Cosa dovrebbe capire la politica?
Alla fine però manca un elemento fondamentale nell’analisi dell’apicoltore piemontese. “Il settore è in ginocchio a livello nazionale con un più che dimezzamento delle produzioni medie. Cosa non ha capito la politica? Sicuramente non ha capito l’importanza e il valore degli impollinatori per l’ambiente. E non garantisce risorse sufficienti al settore, sia con aiuti straordinari che con finanziamenti strutturali. In questo momento l’apicoltura in sostanza non sta producendo reddito”.