Roma, 22 marzo 2024 – Dopo l’invasione della vespa velutina, gli apicoltori devono fare i conti con il miele cinese. Senza considerare cambiamenti climatici e siccità. La loro protesta in piazza a Roma ha riacceso i riflettori sul settore. Al centro c’è un insetto strategico per la biodiversità. Ecco i segreti ( e i nemici) delle api spiegati dall’entomologo Enzo Moretto, fondatore e direttore di Butterfly Arc, la ‘Casa delle farfalle’ di Montegrotto Terme e di Esapolis, il museo degli insetti di Padova.
Il lavoro degli impollinatori
“Il 75% delle colture agrarie e il 90% circa delle piante selvatiche - chiarisce Moretto - è impollinato da api, vespe, farfalle, coccinelle e altri insetti. Peperoni, pomodori, zucchine, patate, mele, ciliegie e pere dipendono tutti dagli impollinatori”. Quindi anche se mangiamo una bistecca dobbiamo ringraziare le api perché le mucche mangiano l’erba? “Niente è scollegato. Tenendo sempre presente che di 50.000 specie di piante conosciute, sono 15 quelle che ci forniscono il 90% di calorie da cibo”.
Quali sono gli impollinatori più attivi in Italia?
“Prima di tutto abbiamo gli apoidei, quindi i bombi, le api selvatiche e quelle mellifere. Poi imenotteri come vespe di varie specie. Non hanno strutture specifiche per trasportare il polline, i famosi ‘cestelli’ sulle zampe. Ancora, fanno parte del gruppo molti coleotteri e farfalle, soprattutto falene”.
Quali sono i nemici degli impollinatori?
“Intanto bisogna distinguere tra api selvatiche e api allevate dall’uomo, perché sono diverse – ricorda l’entomologo -. Il problema degli impollinatori è legato al degrado dell’ambiente. Perdendo biodiversità, quindi piante e fiori, perde quel mix di polline e nettare vario che permette a questi animali di vivere. Poi c’è il problema dell’agricoltura intensiva. Ci sono casi anche eclatanti nel pianeta. Gli impollinatori vengono devastati dagli insetticidi”.
I danni della Vespa velutina, specie aliena invasiva
“La vespa velutina è un predatore in più di api che si è aggiunto, attacca gli alveari. È simile al nostro calabrone. Un problema anche perché la produzione di miele è già messa in discussione da molte altre cose, a cominciare appunto dai pesticidi. Ma, soprattutto, il problema più grave per l’apicoltore è la varroa, acaro arrivato dall’Oriente, un parassita molto aggressivo che ha trovato le nostre api poco in grado di difendersi dagli attacchi. Quindi va fatto un grande lavoro, bisogna selezionare le regine perché siano in grado di produrre covate cioè operaie capaci di difendersi un po’ come fanno le api africane, che però sono selvatiche”.
Varroa, quali conseguenze?
“Il problema - aggiunge l’entomologo - è che la varroa ha portato altre malattie nelle covate. E così ha aumentato notevolmente la debolezza dell’alveare, che crolla sotto l’impatto di tutte queste aggressioni”.
Api e farfalle ‘ubriache’, cosa sapere
Le api possono ubriacarsi con il fermento di frutta molto matura, ad esempio? “Io conosco il fenomeno delle farfalle ubriache, per lo stesso meccanismo. Sono specie che vanno a nutrirsi sulla frutta che contiene zuccheri che fermentano. Sono le grandi farfalle. Come si capisce che sono ubriache? Funziona un po’ come per l’uomo, si muovono barcollando”.