Roma, 24 novembre 2020 - Anya Taylor-Joy ha iniziato a lavorare come modella a sedici anni, due anni più tardi ha esordito su grande schermo (nel film 'The Witch') e ora è una delle attrici più ricercate del momento ed è stata determinante per il successo della serie TV 'La regina degli scacchi'. Eppure ritiene di essere brutta: l'ha dichiarato nel corso di un'intervista concessa a Nadia Cohen per conto del magazine The Sun. La sua non è falsa modestia, è una convinzione figlia del bullismo subito da piccola e dell'enorme pressione cui è sottoposta una giovane attrice in quel di Hollywood.
Anya Taylor-Joy si sente brutta
"Non mi sono mai considerata bella", ha confessato, "e credo che non lo farò mai. Non penso di essere abbastanza bella da recitare in un film. Sembra patetico dirlo, e il mio ragazzo mi ha avvertito che potrei sembrare una stronza se lo dico, ma penso di avere un aspetto strano". Il suo volto è effettivamente poco canonico, ma ciò non esclude il concetto di bellezza, anzi. Il punto nevralgico del discorso è che, sotto sotto, Anya Taylor-Joy ha probabilmente in mente uno standard di aspetto fisico, quello che ti garantisce un certo tipo di carriera al cinema. Soprattutto se punti ai ruoli da protagonista in produzione ad alto budget.
Il problema di non essere mai abbastanza
Uno degli elementi venuti fuori dal movimento #MeToo, meno chiacchierato delle molestie sessuali ma comunque rilevante, è che alle donne che intendono fare carriera a Hollywood e dintorni viene imposto un modello irraggiungibile: nessuna sarà mai abbastanza magra o abbastanza formosa, con le labbra in quel modo lì e gli occhi in quel modo là. Chiunque voglia avere potere su un'attrice avrà spesso gioco facile nel farla sentire inadeguata, perché nemmeno le più belle e affascinanti al mondo sono "abbastanza". Il risultato di questo clima è che quando è stata scritturata per interpretare Emma Whoodhouse nell'adattamento del romanzo di Jane Austen ('Emma', 2020), Anya Taylor-Joy ha avuto "un attacco di panico, perché ho pensato che sarei stata la prima Emma brutta" nella storia del cinema. Poco importa che Sarah Doukas, la stessa persona che lanciò la carriera di Kate Moss, l'abbia scoperta appena sedicenne, spalancandole le porte di una carriera come modella. E poco importa che abbia dimostrato eccellenti doti d'attrice, alle quali si aggiunge una memoria eidetica che le consente di imparare un copione leggendolo praticamente una volta sola. Conta di più il fatto di sentirsi strana, di avere subito bullismo per questa ragione e di dovere sottostare a standard irrealistici.