È stata la dolce Laura in ’Tutti pazzi per amore 2’, l’avvenente psicoanalista rivale di Serena Rossi nella fiction ’Mina Settembre’ e molto altro ancora. Antonia Liskova – bellezza sofisticata e grazia d’altri tempi – indossa sul piccolo schermo i panni di Serena Bandera – moglie di un boss malavitoso – nella seconda stagione de ’Il Patriarca’. Una serie diretta e interpretata da Claudio Amendola, che si conclude stasera su Canale 5 con ottimi ascolti e grande riscontro sui social. Eppure, nonostante i successi che l’hanno resa uno dei volti più amati dal pubblico televisivo, l’attrice si schermisce con umiltà. "Sono approdata alla recitazione quasi per caso – racconta –. Un bellissimo caso. Ho partecipato a un casting e dopo tre provini sono stata scelta per un piccolo ruolo. Lavoravo come modella e inizialmente consideravo fare cinema e tv un modo come un altro per mantenermi e pagare le bollette. Mai avrei immaginato un futuro come quello che sto vivendo".
Qual è il maggiore ostacolo che ha dovuto affrontare?
"Dopo le prime particine mi sono ritrovata a recitare con mostri sacri come Gigi Magni, Nino Manfredi, Giuliana De Sio e un giovanissimo Alessandro Gassman. Ho passato notti insonni per l’ansia da prestazione e ho cominciato a studiare con grande impegno. Avevo 20 anni, ero una cucciola. Devo dire però che sul set sono stati tutti meravigliosi".
Ne ’Il patriarca’ interpreta un personaggio la cui sofferenza si tramuta in una determinazione che sconfina nella scaltrezza. C’è qualcosa di Serena in lei?
"La forza d’animo che impiega per proteggere la sua famiglia mi appartiene tantissimo. Credo anche che la perdita del figlio subita – tra le esperienze più terribili che possano capitare a un essere umano – possa spiegare in parte il suo cinismo. Per il resto Serena è ben lontana da me".
Ha rivelato di aver avuto un’infanzia difficile, contrassegnata da privazioni e violenze. Riesce oggi a vivere con più leggerezza?
"Quello che ha fatto parte del passato resterà con noi per sempre. I genitori tessono delle tele intorno ai figli da cui non ci si libera mai del tutto. L’importante è imparare a gestire la pesante eredità in maniera diversa, costruendo qualcosa di buono. Mi sono sentita spesso sola, ho dovuto risolvere tanti problemi. A volte mi piacerebbe avere una spalla a cui appoggiarmi, quella spalla che non ho mai avuto. Chissà se sarà mia figlia, un volta cresciuta, a colmare questo vuoto".
Che tipo di madre è?
"Una mamma a due velocità. Molto ’fisica’ e coccolona, ma rigida quando si tratta di far rispettare le regole che ritengo fondamentali e su cui non transigo"
Un suo pregio e un suo difetto?
"Sono piuttosto permalosa, ma non serbo rancore. Questa è la mia parte bella, lì per lì mi arrabbio, ma non coltivo risentimenti".
Cosa non perdona agli altri?
"La maleducazione. A mio giudizio toglie alla persona qualsiasi valore. Proprio non la tollero".
Ha lasciato il suo Paese d’origine, l’ex Cecoslovacchia, molto giovane per trasferirsi in Italia. Le manca?
"Le radici sono un qualcosa che nel bene e nel male non si riesce mai a estirpare. A Bojnice, la mia bellissima città, dove hanno girato Fantaghirò, ho vissuto momenti belli e brutti. Ricordo che da ragazzina mi attaccavo alle transenne del set per guardare gli attori. Anni dopo a Budapest l’ho raccontato a uno dei protagonisti della fiction fantasy, Kim Rossi Stuart, incontrato per lavoro. È stato molto divertente".
È innamorata?
"Finalmente ho imparato a volere bene prima di tutto a me stessa e a rispettare le mie esigenze. Una vera conquista. Al momento sono single, ma ho fiducia nel futuro. E non voglio accontentarmi".
Che rapporto ha con il Natale?
"Vado a giorni. A volte mi piace l’atmosfera, a volte mi deprimo perché penso a chi non c’è più e vorrei ancora avere accanto. Natale fa sentire più solo chi è solo. È una festa un po’ bastarda".