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Antonella Clerici (Imagoeconomica)
Milano, 5 novembre 2018 - Antonella Clerici, dopo 40 anni lei ha riesumato “Portobello”, e in fondo non è andata malissimo... «Possiamo migliorare. E poi venivamo da un periodo in cui Rai1 era “spenta”, senza produzioni di intrattenimento. Gli spettacoli con la gente comune mi piacciono molto, ma qualche lungaggine può esserci. Il Portobello di Tortora durava un’ora, noi molto di più. Nella nostra trasmissione la protagonista è la provincia italiana.»
Proprio la provincia dalla quale lei proviene (Antonella Clerici è nata a Legnano, il 6 dicembre 1963). Quale è la forza della provincia? «Sono nata e ora ci vivo, in una casa con tanti animali. La forza della provincia è la verità e la semplicità delle persone. A Roma se non riesci ad andare a prendere tua figlia all’uscita di scuola è un problema: devi metterti sulla chat di classe a cercare una mamma che non abiti molto lontano. Qui in paese è tutto più semplice, tutti sono disposti a darti una mano anche perché le distanze sono minime. Qui ho riacquistato lucidità mentale, lo stress è diminuito».
Com’era la sua famiglia quando lei era piccola? Ho letto che i rapporti con sua mamma erano conflittuali... «In casa comandava lei. Papà è stato un padre fantastico e un marito ottimo, ma era lei che decideva. Aveva un carattere forte e, anche se io ero un’adolescente tranquilla, qualche scontro era inevitabile. Da me voleva la perfezione, ero la figlia su cui contava di più, non potevo mai sbagliare. Se ingrassavo di due chili mi rompeva le scatole. Peccato sia morta giovane, proprio alla mia età, senza aver potuto vedere il mio successo. Diciamo la verità: era una rompiscatole, però sempre molto affettuosa e presente. Cercava di farmi evitare degli sbagli, che poi sbagli non erano. Anche la mia storia con Eddy non credo sia stata un errore, è nata mia figlia Maelle e basta quello. Mia mamma purtroppo non è riuscita a vederla, lei sognava di diventare nonna».
Chissà con i suoi fidanzati... «Dovevano piacere più a lei che a me. Voleva il principe azzurro, non le andava mai bene nessuno. Ero fidanzata con un giocatore di basket che a lei piaceva molto. Ma quando ci siamo lasciati e mi sono messa con Sergio, che sarebbe diventato mio marito, e che aveva 17 anni più di me, l’ha visto come il fumo negli occhi. Ma io sono sempre andata avanti per la mia strada.»
Qual è stato il punto di svolta della sua carriera? Ricordo molti anni fa Milano tappezzata di cartelloni che reclamizzavano il nuovo programma di mezzogiorno con lei insieme con Maria Teresa Ruta. Fu un fiasco... «Si chiamava A tu per tu, ed è stato il punto più basso della mia carriera. A un certo punto Giorgio Gori, allora direttore di rete, ci disse che saremmo stati sostituiti da Funari. Per noi c’era il ruolo di vallette, diciamo così. Conoscendo Funari e il suo temperamento, io dissi subito di no, e ci rimisi anche un sacco di soldi. Fui costretta a restituire una bella somma per rescindere il contratto. A Maria Teresa dissi: tu sei brava, non devi restare. Ma lei, che è un soldato prussiano, obbedì all’azienda. Credo che la sua carriera si sia interrotta lì. Io invece andai da Marco Bassetti e gli dissi che mi sarebbe piaciuto fare un programma di cucina. Lui aveva i diritti di un format e mi propose di adattarlo per la Rai. “Si tratta solo di mezz’ora”, mi disse. Era La prova del cuoco. Il punto di svolta della mia carriera è stato quello. A volte bisogna avere il coraggio di dire di no e di affrontare il cambiamento. Il cambiamento fa sempre paura, ma spesso porta vantaggi.»
È noto il suo carattere, diciamo così, “irruento”... «Nel 1999 litigai con la Rai e me ne andai. Avrei dovuto fare Domenica in. Era già tutto pronto. A Cannes, dove dovevo condurre la presentazione del palinsesti, poco prima di salire sul palco mi avvicina Antonello Perricone della Sipra e mi dice di non dire niente su Domenica in, perché tutto era ancora da decidere. Fu una cosa vergognosa. Alla sera, a cena, il direttore generale Pierluigi Celli mi fece delle controfferte, ma ero così furiosa che me ne andai. Anche quello fu un rischio. Restai ferma fino a settembre, poi passai a Mediaset.»
È vero che, se fosse un uomo, non riuscirebbe ad apprezzare una donna che scarta il grasso del prosciutto? «Sia un uomo che una donna per me devono essere goduriosi. Alla fine della giornata, dopo il lavoro, un bel bicchiere di rosso e una fetta di salame me li concedo volentieri».
I suoi piatti preferiti? «Il risotto alla milanese. È il mio piatto del conforto quando non sto bene o sono un po’ giù . Poi la pizza, che mangio almeno una volta alla settimana, e il vitel tonné, un altro mio cavallo di battaglia».
Mai subite molestie sul luogo di lavoro? «Aggressioni vere e proprie no, d’altronde nel nostro ambiente nessuno ti salta addosso. Al massimo ci sono delle proposte: se me la dai, ti faccio lavorare... Ma si può sempre dire di no, e sa una cosa? In questo modo si ottiene il rispetto. Magari non avrai quel lavoro, ma poi la stessa persona te ne offrirà un altro. Io comunque facevo la finta tonta: davanti a questo genere di proposte rispondevo “che bella giornata!”, oppure ridevo e la cosa finiva lì. Certo non parlo delle violenze vere e proprie anche domestiche: a quegli uomini bisognerebbe tagliarglielo via e basta».
Gli animalisti protestano per il pappagallo a Portobello. Forse lui sarebbe più contento se vivesse nella foresta amazzonica... «Ma non il nostro, che è nato in cattività! Se lo liberassimo nella foresta non sopravviverebbe un nanosecondo».
Costanzo l’ha criticata duramente: ha detto che la sua è stata una furbata... «Preferisco non rispondere.»