Lunedì 23 Dicembre 2024
REDAZIONE MAGAZINE

C'è un antibiotico dimenticato che può sconfiggere i superbatteri

Un farmaco vecchio di 40 anni potrebbe aiutarci ad affrontare il sempre più gravoso problema dell'antibiotico-resistenza

(Foto: ClaudioVentrella/iStock)

Una ricerca pubblicata sulla rivista Cell Chemical Biology rivela che un antibiotico trascurato per circa 40 anni potrebbe aiutarci ad arginare la minaccia dei superbatteri. Il lavoro del team dell'IMB (Institute for Molecular Bioscience, presso la University of Queensland) suggerisce che le ottapeptine, una classe di molecole scoperte qualche decennio fa, hanno infatti le potenzialità per combattere il fenomeno della resistenza agli antibiotici. A VOLTE RITORNANO Come spiega il coordinatore dell'equipe Matt Cooper, lo studio ha preso il via dall'urgenza di sviluppare farmaci che sopperiscano alla perdita del potere curativo degli attuali antibiotici. "Le ottapeptine sono state scoperte alla fine degli anni '70, ma all'epoca non furono selezionate per un ulteriore sviluppo, in quanto c'era un'abbondanza di nuovi antibiotici, con migliaia di persone che lavoravano a essi". UNA SECONDA CHANCE Nei laboratori dell'IMB hanno usato le più moderne tecniche di progettazione farmacologica per rivalutare l'antibiotico dimenticato, testandone l'efficacia contro i superbatteri. Il lavoro si è concentrato in particolare sui batteri Gram-negativi (ossia i batteri che diventano rosa con la colorazione di Gram), ormai difficilissimi da debellare con il comune antibiotico colistina. C'È DEL POTENZIALE "I batteri Gram-negativi sono tra i patogeni più difficili da uccidere", sottolinea Cooper, "perché presentano una membrana extra da superare". In questo senso, i primi test preclinici che hanno coinvolto le ottapeptine hanno dato buoni esiti, anche quando si è trattato di fronteggiare dei batteri super resistenti. Il dato è ancora più promettente se si tiene conto del fatto che le ottapeptine hanno già dimostrato una minore tossicità a carico dei reni rispetto alla colistina. Nonostante lo studio si trovi ancora in una fase embrionale, gli autori confidano che questi risultati possano essere un trampolino di lancio per la realizzazione di una nuova classe di antibiotici, capaci di sconfiggere infezioni sempre più letali.