Giovedì 21 Novembre 2024
REDAZIONE MAGAZINE

In Antartide stanno coltivando l'insalata che mangeremo su Marte

Tra i ghiacci polari un team di ricercatori sta sperimentando delle tecniche di coltivazione alternative, per produrre cibi freschi che sfameranno gli astronauti marziani

Paul Zabel con una lattuga fresca (Foto: DLR)

Paul Zabel con una lattuga fresca (Foto: DLR)

Nei pressi del polo sud, qualcuno sta sfidando le temperature proibitive dell'Antartide per coltivare ortaggi freschi che in futuro ci aiuteranno a sopravvivere su Marte. Nel laboratorio EDEN-ISS, a pochi passi stazione di ricerca tedesca Neumayer Station III, un'equipe di scienziati ha infatti appena raccolto 3.6 kg di lattuga, 18 cetrioli e 70 ravanelli, cresciuti con successo senza terriccio e luce solare, in condizioni estreme non dissimili da quelle che incontreremo sul Pianeta Rosso. A proposito, lo sapevi che Budweiser va a fare la birra su Marte? COME COLTIVARE UN'INSALATA IN MEZZO AI GHIACCI All'interno di EDEN-ISS non filtrano le radiazioni solari e per precisa scelta dei ricercatori non si fa uso né di terriccio, né di pesticidi. Le verdure vengono cresciute attraverso la tecnica idroponica, un metodo di coltivazione in assenza di suolo, che sfrutta un mix di nutrienti disciolti in acqua e luci artificiali LED. La serra è adeguatamente climatizzata per proteggere le piante dal clima rigido esterno, che si assesta mediamente intorno ai -20° C. RIDURRE AL MINIMO GLI SPRECHI Il progetto internazionale coordinato dalla DLR, l'agenzia spaziale tedesca, vuole capire fino a che punto sia possibile produrre cibo fresco su Marte, in ambienti molto ristretti e in assenza quasi totale di condizioni favorevoli all'agricoltura. Da qui la scelta dell'Antartide, che con i suoi mesi di buio e le temperature sottozero rappresenta un banco di prova ideale per test di questo tipo. DALLA SERRA AL PIATTO L'esperimento è partito a metà febbraio, con la posa dei semi nelle vaschette in cui vengono pompati i nutrienti. Come ammesso dall'ingegnere Paul Zabel, all'inizio non sono mancati alcuni imprevisti, tra cui un intoppo nel sistema di alimentazione delle piante e la comparsa di una temibile tempesta, che rendeva difficile l'accesso alla serra. Tuttavia, a distanza di circa un mese e mezzo dalla semina, la coltivazione ha dato vita a un buquet di ortaggi dall'aspetto sano e gustoso, come evidenzierebbe anche la prova su tavola. Il risultato ottenuto rappresenta solo un punto di partenza: per maggio gli scienziati contano infatti di raccogliere dai 4 ai 5 kg di vegetali ogni settimana, allargando la produzione a pomodori, peperoni e altri tipi di erbe.