Domenica 24 Novembre 2024
MATTEO MASSI
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Andrea Purgatori, Il muro di gomma e i misteri d’Italia. Quella magnifica ostinazione su Ustica

Da una telefonata con Marco Risi nacque l’idea di fare un film sulla controinchiesta sulla strage del Dc9

Roma, 19 luglio 2023 – Corso ha trent’anni, quando interpreta Rocco Ferrante ne “Il muro di gomma“. Tre in più dell’uomo, reale, cui il personaggio di finzione cinematografica si ispira. Quando il Dc9 Itavia precipita a Ustica, Andrea Purgatori ha 27 anni. È un giornalista de il Corriere della Sera. Marco Risi, il figlio di Dino, che ha una fascinazione particolare per i personaggi coraggiosi (nel 2009 chiamerà Libero Di Rienzo – anche lui morto prematuramente come Corso Salani – a interpretare Giancarlo Siani), chiama Purgatori. Da quella telefonata nasce l’idea di fare un film che raccontasse la controinchiesta (un tempo si chiamavano ancora così) su Ustica. Il giovane Purgatori va in direzione ostinata e contraria e il film, pur cambiando i nomi ai protagonisti, ne è una fedele rappresentazione. Purgatori non si limita solo a firmare la sceneggiatura, ma appare almeno in tre-quattro cameo nella pellicola.

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Andrea Purgatori (Ansa)
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Un anno dopo l’uscita al cinema (1992) quel film viene premiato col Ciak d’oro a Marco Risi che riceve il premio come il miglior regista. È un’altra Italia in cui la Prima Repubblica che sembrava granitica nel 1980 inizia a sfaldarsi per le inchieste giudiziarie e il Paese si ritrova a vivere l’incubo e l’inferno di altre due stragi: Capaci e via D’Amelio. I cui punti oscuri, proprio come per Ustica, ci accompagnano ancora in questo presente. E sembra davvero un incontro col destino che Andrea Purgatori, l’uomo delle inchieste, sia morto proprio il 19 luglio, il trentunesimo anniversario della strage di via D’Amelio, in cui morì Paolo Borsellino. E proprio quando sta per essere pronunciata a Caltanissetta un’altra sentenza su quelle stragi. Alla ricerca di una verità definitiva. La stessa inseguita nella seconda parte della sua carriera da Purgatori, nel pieno della sua maturità, proprio su quella primavera-estate di sangue e terrore.

C’è un aspetto che più di altri viene fuori ora che Purgatori non c’è più, oltre alla sua (magnifica) ossessione per le inchieste: la capacità di fronte alla lunga scia di misteri che accompagna dal Dopoguerra in poi, di essere divulgativo, pur maneggiando temi non semplici.

Questa sua virtù viene messa in evidenza – anche grazie all’aiuto cinematografico di Marco Risi – proprio con “Il muro di gomma“. Il film esce a undici anni esatti dalla strage, in un Paese dove i silenzi rischiavano di soverchiare il diritto alla verità e alla sua ricerca. Un film come quello riuscì nell’impresa di instillare la volontà d’informarsi, di sapere che cosa accadde davvero nei cieli italiani quel 27 giugno 1980 anche a chi, fino al 1991, si era completamente disinteressato, considerandola come un evento di cronaca nera da inserire nel lungo elenco dei misteri d'Italia. Invece "Il muro di gomma" è un’opera artistica perfetta. Se si pensa che la colonna sonora era affidata a Francesco De Gregori (che non compare comunque nei titoli di coda). Che un anno dopo avrebbe scritto “Sangue su sangue“ (1992 da “Canzoni d’amore“), il cui ritornello squarcia il velo su che cosa sia stata e cosa ancora sia quella strage. "Che siamo chiusi in una scatola nera, stella, nessuno ci aprirà, Chiusi in una scatola nera, stella, nessuno ci libererà". Quello che proprio Andrea Purgatori, a due giorni dalla strage, capì prima degli altri.