Domenica 11 Agosto 2024
GIOVANNI BOGANI
Magazine

"Anche Maria Antonietta aveva un cuore"

Mélanie Laurent nel film d’apertura di Locarno, “Le déluge“: "In attesa della fine, la mia regina è una donna senza trucco né futuro"

"Anche Maria Antonietta aveva un cuore"

Mélanie Laurent, 41 anni, Maria Antonietta in Le déluge di Gianluca Jodice

Nel 2009 l’avevamo lasciata, bellissima e fiammeggiante, in Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino, quando – giovane protagonista della Resistenza francese, durante l’Occupazione nazista – dava fuoco a un cinema, facendo morire tra le fiamme niente meno che Aldof Hitler. La ritroviamo, quindici anni dopo, con tanti film interpretati in più, anche in veste di regista. E la troviamo, ospite d’onore al festival di Locarno. Con un film nel quale non è lei a uccidere il tiranno. Ma è, al contrario, il simbolo stesso dell’Ancien Régime, l’icona contro cui si scagliano i protagonisti della Rivoluzione francese. È la regina Maria Antonietta.

Il film, che ha aperto il festival di Locarno, ieri sera in Piazza Grande, si chiama Le déluge (Il diluvio). Dal fuoco di Tarantino, al gelo e al buio, al tempo sospeso di una prigione nella quale sono sorvegliati, in attesa di conoscere il loro destino, lei e il re Luigi XVI. Prigionieri, privati pian piano di tutto, senza più privilegi. Una regina, e un re, senza trucco, senza cipria, senza futuro.

Un film potente, claustrofobico, quasi kubrickiano – viene da pensare a Barry Lyndon, e ad un film di Ettore Scola, Il mondo nuovo. Un mondo nuovo è quello che si affaccia, in quel 1792 in cui è ambientato il film. Che è una coproduzione italo/francese, con la regia di Gianluca Jodice (nato a Napoli 50 anni fa), la produzione di Matteo Rovere, e che vede Paolo Sorrentino come produttore associato. I costumi sono del premio Oscar Massimo Cantini Parrini. E parlando di premi, ieri sera in piazza Grande a Locarno i due protagonisti, Guillaume Canet e Mélanie Laurent, hanno ricevuto il Davide Campari Excellence Award. Poco prima, hanno parlato del film con la stampa.

"Abbiamo cercato il lato umano dei nostri personaggi", dice Mélanie Laurent. "Molti film hanno mostrato iil lato frivolo di Maria Antonietta: questa volta mostriamo anche la sua paura, l’attesa del giudizio, la suspense che attraversa i suoi ultimi giorni. Maria Antonietta viene spogliata delle sue trine, dei suoi merletti, e con loro dei suoi privilegi. Vive quei giorni, quel tempo sospeso, con una tensione indicibile. Fino alla fine, da spettatore, anche se sai come è andata a finire, provi una certa empatia per loro. E forse, persino i rivoluzionari nel film comprendono che quella donna, oltre che una regina, è un essere umano".

Con Guillaume Canet – che qui interpreta re Luigi XVI – Mélanie Laurent si era trovata a lavorare già altre due volte, nel 2017 in Mon garçon. "Guillaume ha questa capacità meravigliosa di mostrare la profondità emotiva dei suoi personaggi, di scavare nelle sue emozioni e restituircele", dice Laurent. "È come se ci desse accesso alla sua anima". Il premio lo hanno ricevuto entrambi nella Piazza Grande di Locarno. "È più bello riceverlo in tandem. Ed è ancora più bello riceverlo in un contesto come quello della piazza Grande a Locarno. Vedere un film su un grande schermo, con un pubblico enorme. In un periodo in cui è difficile portare la gente al cinema, in cui tutti fatichiamo per portare i film nelle sale, questo è il trionfo del cinema ‘vecchia maniera’, una grande emozione collettiva".

Gianluca Jodice, il regista del film, dice: "Ho scelto questa storia dopo la lettura di un libro sul processo a Luigi XVI. Una frase mi ha colpito: “Si portava il re al patibolo, e l’aria era mesta“. Ecco, anche quella “vittoria“ rivoluzionaria conteneva dentro di sé dei germi di dubbio; anche quella foga aveva dentro la malinconia. Volevo mostrare anche la tristezza dei rivoluzionari, proprio nel momento in cui si realizzava il loro sogno".