Mercoledì 29 Gennaio 2025
REDAZIONE MAGAZINE

Anche gli alberi sanno aiutarsi a vicenda

Gli alberi possono collaborare tra loro, condividendo acqua e risorse come se la foresta fosse un superorganismo

Un esemplare di kauri

Gli alberi sono in grado di condividere tra loro acqua e altre risorse, formando una sorta di "superorganismo". È quanto afferma uno studio pubblicato iScience, in cui viene descritto un fatto non comune da osservare nel regno vegetale, ossia un tronco apparentemente morto di kauri neozelandese (Agathis australis) mantenuto in vita da alcuni suoi simili.

La scoperta è avvenuta in modo fortuito in un bosco a nord della Nuova Zelanda, dove gli ecologisti Sebastian Leuzinger e Martin Bader si sono imbattuti in una specie di albero-zombie. Nello specifico, si trattava di un esemplare di kauri neozelandese, una conifera che di norma raggiunge i 50 metri di altezza, ridotta nello specifico a un moncone privo di foglie. Nonostante le apparenze, il pezzo di tronco nascondeva ancora segnali di vita, in quanto al suo interno continuava a scorrere la linfa necessaria per il sostentamento. L'analisi dei flussi idrici ha messo in luce che le radici degli alberi circostanti si combinavano tra loro, formando una fitta rete di comunicazione. I ricercatori hanno così concluso che gli esemplari in salute stavano fornendo al ceppo morente le sostanze necessarie per sopravvivere, in quella che sembrava una cooperazione per salvaguardare l'individuo più debole.

"Per il moncone, i vantaggi sono evidenti: senza gli innesti sarebbe morto, perché non aveva più alcun tessuto verde", sottolinea Leuzinger. Meno chiaro è quali siano i benefici per le altre piante, che a un primo colpo d'occhio sembrano spendere energie e risorse in modo gratuito. Gli scienziati ipotizzano che le connessioni potrebbero essere nate quando il ceppo era ancora un albero sano e si siano semplicemente conservate anche dopo. La prova che queste conifere siano (più o meno) capaci di collaborare è meritevole di ulteriori approfondimenti, dicono gli autori. In un momento storico in cui il clima è in rapido mutamento, questo tipo di comportamento potrebbe infatti aiutarci a capire come boschi e foreste si adatteranno nei prossimi anni. "Tutto ciò ha conseguenze di vasta portata per la nostra percezione degli alberi. Forse non abbiamo davvero a che fare con degli individui, ma [dobbiamo intendere] la foresta come un superorganismo", chiosa Leuzinger.