In un futuro non troppo lontano potremmo incontrare gli alieni senza riuscire a riconoscerli. È questa, in estrema sintesi, la conclusione di una serie di articoli pubblicati sulla rivista Astrobiology, che spiegano quanto sia difficile per gli scienziati comprendere forme di vita potenzialmente diversissime da noi. UN AGO IN UN PAGLIAIO La continua scoperta di esopianeti e i miglioramenti tecnologici dei telescopi fanno salire le probabilità di individuare prove che dimostrino, almeno indirettamente, l'esistenza di specie extraterrestri. Le ricerche degli scienziati si concentrano soprattutto su quelle che in inglese vengono definite biosignature (in italiano, firme biologiche), ossia sostanze collegabili alla presenza di forme viventi presenti o passate. Una delle autorità in questo campo è il NExSS (The Nexus for Exoplanet System Science), un gruppo di ricerca coordinato dalla NASA che include, tra gli altri, astronomi, biologi e geologi, il cui lavoro è discutere e definire come potrebbe essere la vita lontano dalla Terra. LA VITA COME NON L'ABBIAMO MAI VISTA Nei cinque articoli apparsi su Astrobiology il team NExSS fa l'esempio emblematico dell'ossigeno, che è considerato la firma biologica più promettente in quanto viene prodotto dagli organismi fotosintetici e utilizzato da numerosi esseri viventi, l'uomo in primis. Tuttavia, dicono i ricercatori, non si tratta di una scommessa sicura: l'ossigeno viene infatti rilasciato anche in moltissimi processi chimici non organici; inoltre ci sono forme di vita più o meno semplici che prosperano anche in assenza di questo elemento chimico. "Dobbiamo essere aperti alla possibilità che la vita possa sorgere in numerosi contesti, all'interno di una galassia con tanti mondi differenti", ha sottolineato in una nota l'astrobiologa Mary Parenteau. "Magari con forme di vita di colore viola invece del familiare verde che domina ad esempio sulla Terra. Ecco perché stiamo considerando una vasta gamma di firme biologiche". A CACCIA DI ALIENI NELL'UNIVERSO In sostanza i documenti NExSS suggeriscono che, invece di concentrarsi su una singola caratteristica, gli scienziati devono essere in grado di sviluppare modelli che tengano conto di più fattori, discostandosi anche di parecchio dal nostro modo di percepire la vita. La migliore stima necessita di una visione più globale, che parta soprattutto dalle caratteristiche del pianeta e della sua stella madre. Solo in questo modo, concludono i ricercatori, saremo in grado di catalogare un numero sufficiente di firme biologiche che, nel giro di un decennio, consentano di fare valutazioni accurate sugli esopianeti potenzialmente abitabili già individuati o di prossima scoperta.
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