Giovedì 26 Settembre 2024

“Ali dorate” Il cielo sopra Milano e lo sguardo dei grandi

È un po’ come Il cielo sopra Berlino di Wenders. Solo che il cielo è quello di Milano, Milano durante il lockdown. Una Milano deserta, spettrale. I grattacieli, la geometria delle strade, i tetti, le guglie del Duomo. E lo sguardo della telecamera che ricorda gli angeli di Wenders, che con il loro sguardo dolente sorvegliavano gli umani. Soltanto che qui, di uomini, non ce ne sono.

Il film – un cortometraggio di una quindicina di minuti, che è stato presentato ieri alla fondazione Ente dello spettacolo, a Venezia – si chiama Ali dorate. I giorni del silenzio. Lo ha diretto Massimiliano Finazzer Flory, con il sostegno di Raicinema.

Molte le immagini girate dal drone, un volo d’uccello continuo su una Milano irreale, senza traffico. In mezzo a tutto, le statue. Le statue delle piazze di Milano, da quella di Giuseppe Verdi a quella di San Francesco, a quella di Leonardo da Vinci. Il regista immagina che siano loro, i grandi del passato, a riflettere sulla tragedia del presente. "Mi veniva in mente Michelangelo, che diceva al suo Mosè, scolpito in modo così perfetto: perché non parli? Ecco, qui le statue parlano", dice Finazzer. "I grandi personaggi della storia scendono dal loro piedistallo, e ci raccontano il loro punto di vista. Sono la voce di questo film, un film che è come una via crucis tutta contemporanea. Non a caso ho scelto di iniziare le riprese il Venerdì santo", le parole del regista.

"In tempi di mobilità ridotta, i droni sono stati i miei piedi, i miei occhi, le mie mani – sottolinea – . Ho esplorato un paesaggio divenuto da fantascienza, cercando di immaginare che cosa avrebbero pensato in quel momento i grandi del passato. Ho immaginato la Madonnina che ha nostalgia della Milano convulsa e frenetica che si stendeva sotto di lei: e ho immaginato San Francesco che invoca Dio, Manzoni che ci critica per averlo dimenticato. Le statue ci conoscono, sanno che il tempo guarirà tutto, e che cammineremo di nuovo sotto il loro sguardo, come prima. Ho visto in Milano una metafora di tutto il paese, delle paure che hanno attanagliato tutti. Ma ho anche inserito una sequenza di speranza, e la speranza è – come sempre – affidata alle giovani generazioni".

G. B.