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Alessio Boni e Benedetta Cimatti (Lapresse)
Roma, 9 novembre 2017 - Fausto si risveglia dal coma dopo cinque anni. Da quando ha perso conoscenza per un incidente d’auto, sono cambiate molte cose nella sua famiglia e nella sua azienda, un’impresa agricola in Piemonte. Dovrà impegnarsi molto per risanare il suo corpo e recuperare la memoria. Chi era esattamente, e cosa aveva fatto? “La strada di casa”, fiction in sei episodi diretta da Riccardo Donna (su Raiuno in prima serata da martedì 14 novembre) racconta questo ritorno alla vita: l’interprete è un intenso e carismatico Alessio Boni. Accanto a lui, Lucrezia Lante della Rovere (nella parte della moglie), Thomas Trabacchi, Sergio Rubini, Christiane Filangeri.
«E’ una storia che mescola molti elementi, dal tema della paternità al mistery, perché Fausto non ricorda chi fosse – spiega Eleonora Andreatta, direttore di Rai Fiction – e c’è chi l’accusa di essere un assassino. E contiene un archetipo: Ulisse. L’eroe omerico torna dalla guerra, Fausto torna dopo una lunga assenza. Ma la sua Penelope non gli è rimasta fedele e Telemaco ha preso il suo posto».
Boni, chi è Fausto Morra?
«è la prima volta che interpreto un personaggio come questo, che non indaga sugli altri ma su stesso. Deve ricostruire la sua identità: 5 anni di coma hanno cancellato sentimenti e memoria. Rimette insieme i tasselli del suo passato, e lo spettatore compie lo stesso percorso insieme a lui. Ricostruisce chi era, e quel che era non gli piace. C’è anche un elemento giallo, un omicidio di cui solo alla fine si scoprirà il colpevole, e questo crea un clima di suspence affascinante».
Cinque anni di coma: espediente narrativo ma nella realtà è difficile che accada...
«Raro ma non impossibile. Mi sono informato, ho parlato con uno psichiatra. Intanto c’è differenza tra chi si trova in uno stato di coma profondo, e quindi in una condizione vegetativa, e chi è in coma vigile. Un ragazzo, a Torino, entrato in coma a 12 anni, si è risvegliato a 19 e ha raccontato come sentisse le persone attorno, compresa sua madre quando aveva detto che avrebbe preferito vederlo morto piuttosto che in quello stato e ha raccontato la sofferenza che aveva provato nel sentire quelle parole. Certo, nel 99,9 per cento dei casi non c’è ripresa, ma noi ci siamo ispirati a una storia che, per quanto rara, è reale».
È anche il racconto di una seconda occasione. Lei pensa che ci sia sempre, nella vita?
«Se ci stiamo ad ascoltare, le occasioni non sono soltanto una o due, sono tantissime. Sei tu che, a trent’anni e poi a quaranta o a cinquanta, devi saper cogliere le opportunità che hai di poterti migliorare».
In televisione (dove è stato anche Ulisse) di recente ha interpretato un altro padre, Giovanni Franza, in ‘Di padre in figlia’.
«Con Giovanni Franza siamo nell’Italia degli anni Cinquanta, quando la donna inizia a battersi per affermare i propri diritti. Franza è un padre che inizialmente non ritiene sua figlia, in quanto femmina, all’altezza di prendere le redini dell’azienda familiare. Mia nonna mi raccontava che quando lei era giovane, pranzavano prima gli uomini di casa e solo dopo le donne si mettevano a tavola. Con Fausto Morra siamo ai nostri giorni e a un padre che non è un padre padrone come Franza. Sono tutti padri diversi».
Interpreta un padre anche nel film attualmente nelle sale, “La ragazza nella nebbia”. Molti padri nella finzione ma nella realtà non ha figli.
«Chissà, magari è di buon auspicio»