Lunedì 27 Gennaio 2025
ARISTIDE MALNATI
Magazine

Alessandro Magno, imperatore e sex symbol. Ritrovato il vero ritratto

La testa in terracotta rinvenuta a Karanis (Egitto) svela i dettagli del volto del grande condottiero

La testa in terracotta di Carlo Magno

Il Cairo, 10 maggio 2019 - Un ritratto accurato che lo fa apparire come sex symbol indiscusso della sua epoca, oltre ad esserne l’uomo più potente. La testa in terracotta di Alessandro Magno (di 10 centimetri), trovata qualche tempo fa a Karanis (in Egitto, a 80 chilometri sud ovest del Cairo) ma appena pubblicata sul Bulletin de l’Institut Français d’Archéologie Orientale, appartiene a una tipologia già nota e diffusa in tutto il regno macedone, ma rispetto agli esemplari finora trovati va nel dettaglio dei particolari. Quasi che l’ignoto ritrattista del grande personaggio volesse esaltarne i tratti del volto regolari ed esteticamente vincenti, con una particolare attenzione per la chioma, rappresentata fluente e soprattutto molto curata, come se fosse un vezzo da star da Instagram, diremmo oggi. 

Una clamorosa conferma, questa, che al sovrano macedone stava a cuore la ricercatezza dell’aspetto (e della comunicazione tramite l’estetica), un senso estetico che lo rende simile a odierni attori e modelli più che a statisti o politici. La testa trovata a Karanis, uno dei principali siti dell’Arsinoite (oggi Oasi del Fayum), che grazie proprio ad Alessandro e successivamente sotto i Tolemei e i romani divenne la provincia più ricca (economicamente, ma anche culturalmente) di tutto l’Egitto, venne realizzata certamente (lo capiamo dal contesto stratigrafico in cui il reperto giaceva e dalla comparazioni con canoni artistici coevi) nel II secolo a. C., ma si rifà a ritratti dello stratega macedone, che gli fecero quando era in vita, definibili come volti della tipologia Leochares, a indicare lo scultore e la sua scuola che si distinse dalla metà del IV secolo a. C. 

In particolare gli studiosi si dicono certi che la testa appartenne a una tipologia che Alessandro scelse proprio durante la sua permanenza in Egitto (tra il 332 e il 330 a. C.), quando si fece nominare faraone direttamente dall’oracolo del dio Amon nel tempio a lui dedicato presso l’oasi di Siwa: è anche per questo motivo che il sovrano volle diffondere un’immagine di sé di perfezione quasi sovrumana, a legittimare il nuovo status raggiunto.  Ma non è tutto: l’analisi estetica e iconografica ad opera di Sobhi Ashour e Ahmed Hassan, i due ricercatori che hanno pubblicato il reperto, riesce a determinare particolari fondamentali per tratteggiare aspetti curiosi del carattere del sovrano macedone. 

Ha lo sguardo riflessivo e leggermente sofferente, stati d’animo stigmatizzati anche dall’inclinazione del volto verso sinistra: un giovane corrucciato, bello e dannato quasi come un James Dean “ante litteram” o come Colin Farrell, irlandese, classe 1976, che nel 2004 ad Alessandro Magno prestò il volto nel film diretto da Oliver Stone, kolossal che doveva consacrarlo grande attore e gli fece invece piovere addosso un mare di critiche.

Tornando alla testa in terracotta rinvenuta a Karanis , il corpo – andato perduto – lascia intravedere una postura non eroica quanto meditativa: possiamo immaginare un fisico armonico, ma non teso come nell’atto di un combattimento, piuttosto con una muscolatura morbida, che imprime l’aura giovanile e acerba del personaggio rappresentato. 

Vi è poi un particolare quasi peccaminoso e molto attuale: la bocca ad “arco di Cupido”, massima espressione di seduzione, quasi un richiamo erotico, un po’ come oggi in migliaia di selfie. Non poteva infine mancare un aspetto che è omaggio al mito greco e, nello stesso tempo, riferimento al ruolo ormai di signore del mondo che Alessandro rivestiva dopo la sua incoronazione a novello faraone d’Egitto: la pettinatura ad "anàstole", vale a dire con i folti capelli a formare una corona attorno al capo e con i riccioli, verosimilmente biondi (la statua era quasi certamente colorata), che cadono fintamente disordinati a incorniciare il volto: un richiamo al potere dei sovrani conferito dagli dèi (la corona) e all’iconografia canonica di Apollo, divinità delle arti, e soprattutto di Eros, espressione della passione più tormentata.