Venerdì 26 Luglio 2024
GIOVANNI BOGANI
Magazine

Alessandro Borghi: "Premi, sesso, successo. Contano più cuore e libertà"

L’attore festeggiato dai giovani del festival Giffoni si confessa a ruota libera "Ragazzi vivete la sessualità come volete. Ed è assurdo che non se ne parli a scuola".

Alessandro Borghi: "Premi, sesso, successo. Contano più cuore e libertà"

L’attore festeggiato dai giovani del festival Giffoni si confessa a ruota libera "Ragazzi vivete la sessualità come volete. Ed è assurdo che non se ne parli a scuola".

Racconta, si confessa, dice delle cose anche provocatorie Alessandro Borghi, ospite del Giffoni film festival, grande kermesse di cinema per ragazzi. Parla di sesso, dell’ossessione dei ragazzi per i social, e anche – un po’ – del film di Gianni Amelio Campo di battaglia, che porterà in concorso a Venezia.

È diventato papà da poco, e dice: "Le cose le vedi in modo diverso. Adesso le vedo attraverso gli occhi di mio figlio". E parla del sogno di fare il regista: "A volte penso di andare dietro la telecamera e poi ritornare davanti, giusto per fare un giro". Parla anche di Supersex: "Volevo scardinare i tabù sulla sessualità. Ognuno deve essere libero di vivere il sesso come vuole, chi lo fa a 15 anni e chi vuole rimanere vergine fino a quaranta. L’importante è che nessuno giudichi l’altro. Già che non se ne parli a scuola è assurdo. Io a mio figlio appena parla gli insegno tutto, leviamoci il pensiero. Poi mi chiamerà la maestra...". I giovani? "Vedo persone troppo diverse da come si dipingono sui social: perché pensano di non essere abbastanza. Vorrei fare un film in cui si va a scavare in quel fenomeno malato e nocivo". A nemmeno quarant’anni, è uno dei talenti più importanti del cinema italiano.

Borghi, quale è l’incontro che le ha cambiato la vita, professionalmente?

"Claudio Caligari, il regista di Non essere cattivo, ma anche Luca Marinelli e Valerio Mastandrea; ma anche, recentemente, Gianni Amelio. Con il quale ho fatto il film Campo di battaglia. Un uomo di ottant’anni che ha la forza di un barbaro di venti. Ha girato un film al freddo, fra le montagne del Friuli, e non è stato mai un minuto seduto. Mi ha ricordato che cosa vuol dire essere innamorati dell’arte del cinema".

Un altro incontro cruciale? "Ho girato un film, Sole di mezzanotte, dal thriller di Nesbø, con Peter Mullan, uno straordinario attore che ha lavorato con Ken Loach. Mi ha detto che Loach lo aveva visto teso, sul set, e allora gli ha detto una frase magica: “Ricordati di essere sempre la persona meno importante della stanza“. Ecco. Questo è il segreto. Per anni ho sentito la necessità di essere il primo. Oggi ho capito che stare in un angolo e ascoltare è meglio".

Lei ha interpretato Rocco Siffredi nella serie Netflix Supersex. Come mai questa scelta?

"Questo è un paese complicato, quando si parla di sessualità. Tutti pronti a puntare il dito contro Rocco, gli stessi che la sera guardavano i suoi film. Io volevo punzecchiare un sistema bigotto, in cui non si può parlare di sessualità in una certa maniera, in cui si chiede “ma perché hai interpretato un pornoattore?“ e non si chiede “Perché hai interpretato un assassino?“. Rocco non ha stuprato nessuno, e ha un cuore grande".

Come è il suo rapporto con la pornografia?

"Io ho visto miliardi di film porno, fin da quando ero ragazzino. Vedevo Rocco irraggiungibile, mitologico. Ma vorrei dire ai ragazzi: la pornografia è gratis, chiunque può accedervi. Ma non è detto che lì ci sia la soluzione, che lì troverete il modo giusto per rapportarvi con l’altro sesso o col vostro sesso. Cercatelo. Dovete sentirvi liberi di essere come volete. Nessuno, neanche i vostri genitori, può dirvi come vivere la vostra sessualità".

Il David di Donatello vinto per Sulla mia pelle come ha cambiato la sua carriera?

"Continuo a vedere gli attori che hanno vinto un David come lontani, pur sapendo di stare lì in mezzo. Io credo che i premi non valgano nulla. Vale la riconoscenza, la stima delle persone che hai intorno. Vale la nostra felicità di far parte di un gruppo".

Il cinema italiano oggi?

"C’è un grandissimo problema distributivo e c’è un problema su chi prende i soldi per fare i film. Spesso mi chiedo: ma perché danno i soldi per fare un film oggettivamente brutto e improponibile. Poi però magari va bene al box office... Non c’è una ricetta. Però, certo, vedo finanziati film inguardabili mentre restano senza fondi film di ragazzi talentuosi che sono solo meno commerciali... Già se riuscissimo a chiudere la storia del tax credit saremmo un passo avanti".