Mercoledì 15 Gennaio 2025
COSTANZA CHIRDO
Magazine

Alessandra Faiella: "L’orgoglio di invecchiare. Il terzo tempo è libertà"

L’attrice al Festival della mente con “Age Pride“, dal libro di Lidia Ravera "Troppe pressioni sociali, soprattutto sulle donne. Colpa del patriarcato" .

Alessandra Faiella, 61 anni, attrice e comica milanese

Alessandra Faiella, 61 anni, attrice e comica milanese

Come saranno “il terzo e il quarto tempo” della nostra vita da esseri umani? E soprattutto, perché ci fanno così paura? Ruota attorno a queste domande l’ultimo spettacolo di Emanuela Giordano, prodotto dal Teatro Franco Parenti di Milano, che vede come protagonista l’attrice, comica e scrittrice Alessandra Faiella. "Un’arringa commovente e spietata in difesa della terza età": Age Pride sarà presentato domenica alla XXI edizione Festival della Mente di Sarzana (da venerdì), in cui il filo conduttore sarà il tema della gratitudine. Tratto dall’omonimo romanzo di Lidia Ravera, Age Pride fa riflettere decostruendo gli stereotipi attorno all’invecchiamento: "È un tema estremamente attuale – spiega l’attrice – Oggi la durata della vita si è allungata molto rispetto a qualche decennio fa, così abbiamo a che fare con questo terzo tempo che ci mette in crisi".

Come ha scelto di interpretare questo ruolo?

"Mi hanno scelta loro – la regista Emanuela Giordano e la produzione del teatro Franco Parenti di Milano. Il libro è molto importante, e affascinante. Non è una drammaturgia, è un saggio, una sorta di pamphlet sul tema della terza età, del “terzo tempo della vita” come dice l’autrice. Oggi invecchiamo molto di più e invecchiare non piace a nessuno. C’è una pressione sociale molto forte, specialmente sulle donne, per rallentare tantissimo, se non mascherare proprio questa terza fase. Da un punto di vista estetico, fisico, ci si vergogna, si cerca di negare l’invecchiamento restando giovani il più a lungo possibile utilizzando tutti quegli strumenti che la scienza estetica ci mette a disposizione".

Come si collega al tema della gratitudine?

"Il tema secondo me è proprio essere grati alla vita e anche allo scorrere del tempo, a tutti i doni che la terza età ci offre, che siano una maggiore saggezza, una maggiore arguzia, una maggiore consapevolezza. Noi donne soprattutto ci perdiamo dietro la ruga di troppo. A volte io provo gratitudine semplicemente per il fatto di esistere, o per il fatto di non avere malattie, di avere delle cose fondamentali come la famiglia".

Perché c’è tanta differenza nel modo in cui uomini e donne vivono l’invecchiamento?

"È sempre colpa del patriarcato. Le donne sono condannate a badare di più all’aspetto fisico, a dover essere oggetto del desiderio. Se l’uomo coi capelli grigi è figo, la donna si deve tingere; se l’uomo con la rughetta intorno agli occhi è figo, la donna si deve fare il lifting. Questa cosa è sempre esistita ed è figlia del maschilismo e di una società sessista, e in più oggi c’è il grande business dell’industria della chirurgia estetica".

Ravera scrive che "ogni età è un paese straniero". Che vuol dire?

"Secondo me intende che non esiste mai un adeguamento standardizzato all’età che attraversiamo. Anche i giovani a volte si ritrovano a dover fare i conti con degli stereotipi e dei pregiudizi, degli stigma sociali come “tu sei giovane, dovresti divertirti, dovresti essere felice perché sei giovane” ma non è sempre così. È come se entrassimo in una trappola ideologica per cui se ci innamoriamo a settant’anni siamo strani, se non abbiamo voglia di ballare a venti siamo strani".

Lo spettacolo affronta il tema dell’invecchiamento con toni provocatori, ma anche ironici.

"Il testo di per sé è ironico, ma il tema è affrontato in modo serio. Sicuramente con la regista abbiamo anche un po’ accentuato la parte più leggera, cercando di creare un’interazione con il pubblico per non diventare troppo didascalici. Rompere la quarta parete alleggerisce molto e crea degli spunti anche molto divertenti, senza togliere profondità al testo".

Com’è stato per lei lavorare a questo spettacolo?

"È stato molto interessante. L’unica cosa che ho trovato difficile è stato impararlo a memoria, proprio per i problemi dell’età. Il testo è un monologo ed è stata una fatica improba impararlo, una volta avevo molta più agilità mentale di adesso. Però è stato veramente importante, specialmente in un momento della mia vita in cui anche io avevo iniziato, come dice l’autrice, ad “accartocciarmi su me stessa”. Questo spettacolo mi ha aiutata molto a riprendere energia e fiducia".

Lei personalmente come vive l’idea di invecchiare?

"Non dico evviva le rughe, ma fortunatamente non ho quest’ansia dal punto di vista estetico. Ma c’è anche un po’ di malinconia, un po’ di rimpianto. Questo è forse l’aspetto che mi piace meno: si finisce un po’ per idealizzare il passato e si perde di vista invece tutto il bello del presente".