Sabato 6 Luglio 2024
LEO TURRINI
Magazine

Cent'anni di Alberto Sordi, arcitaliano come noi

Un secolo fa la nascita, tutto il Paese ne celebra la grandezza. Ha dato un volto alle nostre virtù e (soprattutto) ai nostri vizi

Alberto Sordi nel film 'Il vigile'

Alberto Sordi nel film 'Il vigile'

Roma, 15 giugno 2020 - Dicono che ad Alberto Sordi non piacesse poi tanto, essere indicato come faccia cinematografica dell’italiano medio. Quel tipo coraggioso e codardo, onesto e fanfarone, mammone e donnaiolo, timido e seduttore: simbolo e somma di pregi e difetti, vizi e virtù, cuori e portafogli. Di sicuro, anche per chi non è romano, Sordi, che oggi compirebbe cento anni, è stato molto di più. Un attore grande, unico per la varietà delle interpretazioni. Fosse stato meno pigro, ad Hollywood non lo avrebbero conosciuto solo nei cinema d’essai o come doppiatore di Stanlio e Ollio. E il tempo ha fatto giustizia della cattiveria gratuita di Nanni Moretti, che non fu all’altezza del suo genio gridando, in un film, "te lo meriti Alberto Sordi!".

Invece, forse non ce lo siamo meritati, un italiano così, un artista così. Nella trama de La grande guerra, accanto a Gassman, è lui, l’ex americano a Roma, più di Vittorio, a dare il senso di una nazione di dialetti che scopre nell’orrore delle trincee la vaga traccia di una appartenenza comune. E che dire del militare sbandato post 8 settembre 1943 in Tutti a casa? Certo le battute le scrivevano gli sceneggiatori, certo Comencini (come Risi e Monicelli) era un asso in regia, ma solo Sordi poteva rendere comicamente tragica la reazione del soldato tradito dai potenti quando i nazisti attaccano la sua caserma: "È successa una cosa incredibile, i tedeschi se so’ alleati con gli americani!". E tu guardi quella scena e non c’è libro che tenga, non c’è ricerca storica, per quanto ben fatta! Che possano rendere meglio lo sbandamento di un popolo pugnalato da chi doveva governarlo.

Ah, Albertone! Nell’Italia della Prima Repubblica gli intellettuali se lo godevano poco, perché non strizzava l’occhiolino alla sinistra dei salotti. Eppure, chi meglio del felliniano Sceicco bianco ha reso la disillusione di quanti avevano scommesso troppo e troppo ingenuamente sul valore della Resistenza? Una vita difficile rimane probabilmente il suo capolavoro di attore: accanto a Lea Massari, il presunto guitto si supera e sfiora la sublimazione, smascherando l’Italietta dei compromessi rancidi, ahinoi ancora molto di moda nel millennio nuovo.

Insomma, rovesciando l’infelice anatema di Moretti la verità forse merita di essere ribadita: no, noi italiani non ce lo meritavamo, uno come Albertone. Nel senso che lui ci guardava e poi ci regalava la consolazione, ridendo a denti stretti, di immaginarci diversi, di non essere come venivamo raffigurati sul grande schermo dal suo talento. A suo modo, Sordi era un maestro dell’inganno. Siete così ma vi piace credere di non essere così: qui sta la grandezza della maschera, qui emerge l’unicità dell’interprete. Per dire, le ossessioni del Miracolo economico hanno la sua faccia: nel Boom vende un occhio per salvare l’impresa, nel Vedovo sogna di arricchirsi letteralmente sulla pelle di una moglie avida e arida, nel Vigile si scontra, arrendendosi, con le miserie del potere locale.

Un gigante, questo è stato Sordi. Persino a sua insaputa, se si scorre l’elenco di tante pellicole dozzinali, girate per passare alla cassa. Tanto alla Storia era già passato: ci voleva tutto il suo registro drammatico per afferrare le raggelanti atmosfere degli anni di piombo, trasformate nel pugno allo stomaco di Un borghese piccolo piccolo. Infine, a chi si domanda cosa rimanga del Vitellone, sarà qui offerta una risposta. Ma a chi pensate si ispiri Giuseppe Conte, il premier che ignora alleati e oppositori, se non alla frase " io so’ io e voi nun siete un c... " uscita dalla bocca del Marchese del Grillo, alias Alberto Sordi, nato nel 1920?...