di Silvia Gigli
"Ho avuto la sensazione di avere Leonardo da Vinci in casa, che dava la risposta giusta sempre con una capacità di sintesi e di analisi in modo pacato". Alberto Angela, 60 anni, il figlio di Piero, scomparso il 13 agosto a 93 anni, non nasconde la commozione. Avrebbe potuto essere un padre ingombrante, Piero, con quella sua cultura enciclopedica, ma i suoi modi gentili lo avevano trasformato nell’amico dotto che ciascuno di noi avrebbe voluto avere.
Era entrato nelle nostre case molti anni fa, attraverso la Rai, quando ancora la tv di Stato riusciva a partorire cultura, e non ci ha lasciato fino all’ultimo istante. Scienza, arte, astronomia, archeologia, storia. Tutto passava attraverso la voce serena di Piero Angela. Uno di cui fidarsi. Una persona seria.
"Lui amava ripetere – continua Alberto – un aforisma di Leonardo da Vinci: ‘Siccome una giornata ben spesa dà lieto dormire così una vita ben usata dà lieto morire’. Ci ha insegnato tante cose, con libri e trasmissioni, ma anche con l’esempio: negli ultimi giorni mi ha insegnato a non aver paura della morte. La sua serenità mi ha davvero colpito. Se ne è andato soddisfatto come quando ci si alza dopo una cena con gli amici".
"Sembrava riservato ma dentro aveva un fuoco – rivela Alberto – Continuerà a vivere in tutti quei ragazzi che con sacrificio cercano l’eccellenza, nei ricercatori, nelle persone che cercano di unire, che cercano la bellezza della natura e di assaporare la vita. La sua è un’eredità non fisica ma di atteggiamento alla vita. Nel suo ultimo comunicato ci ha detto di fare la nostra parte, e anche io ora cercherò di fare la mia".
È stata la celeberrima Aria sulla quarta corda di Johann Sebastian Bach, storica sigla di Quark, accanto a un piccolo razzo spaziale e a un dinosauro con la scritta ‘grazie Maestro’ a dare il via alla cerimonia laica, trasmessa in diretta dalla Rai, che si è svolta nella Sala della Protomoteca in Campidoglio, alla presenza dei familiari, la moglie Margherita Pastore, i figli Alberto e Christine, i nipoti, gli amici e i collaboratori, le istituzioni, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, il governatore del Lazio Nicola Zingaretti, e i vertici di viale Mazzini, dalla presidente Marinella Soldi all’ad Carlo Fuortes.
"Oggi non c’è solo il dolore per il lutto ma anche un sentimento di affetto straordinario e riconoscenza per una persona bellissima che ha saputo unire la razionalità e la passione per la scienza all’umanità e alla mitezza" ha detto il sindaco Gualtieri. La Sala, piena di corone (dalla Presidenza della Repubblica a quella del Consiglio), e con i gonfaloni di Roma e Torino (dove era nato nel 1928), della Regione Piemonte e di Montelupo Fiorentino (di cui era cittadino onorario), ha accolto i tantissimi in attesa. Dai bimbi in passeggino agli anziani, così come era il suo pubblico. In tanti non sono riusciti a trattenere le lacrime perché Angela per decenni è stato una persona di casa, che ha aperto le porte della conoscenza.
Il ministro della cultura Dario Franceschini, lo ha definito "Un uomo immenso, un gigante che ha fatto per la cultura più di tantissimi altri"; personalità "eclettica e straordinaria" per Enrico Letta, che ha promosso l’idea di dare il nome di Piero Angela alle scuole superiori italiane.
"Sono qui anche in rappresentanza della comunità ebraica – ha detto Riccardo Di Segni, rabbino della Comunità di Roma – Poi, c’è il ricordo della sua famiglia: suo padre dirigeva un manicomio e approfittò di questo per salvare dalla persecuzione molti ebrei. Piero ha raccontato questa storia tardivamente, senza vantarsi, con grandissima sobrietà".
Nel pomeriggio Alberto Angela, accompagnato dai figli, è rimasto accanto al feretro paterno per stringere le mani di un pubblico numeroso. Sulla bocca di tutte le persone che gli si sono avvicinate una sola parola, per lui, e soprattutto per suo padre: "Grazie".