Parigi, 18 agosto 2024 – Muore Alain Delon, e con lui se ne va la bellezza. Con lui se ne va un’epoca d’oro del cinema francese, e anche di quello italiano. Se ne va il dio pagano della seduzione, il bello sfrontato, che ti guarda e non hai più difese. Muore Alain Delon, nella sua casa di Douchy, nel Loiret, a 88 anni. Muore il suo fascino incandescente, il suo talento insolente. Non è stato solo un attore. È stato un pezzo di storia del costume. Per il cinema francese, è stato il passaggio successivo a Jean Gabin, così massiccio, roccioso, taciturno: lui, Alain, era adolescenziale, tenero e feroce, un James Dean europeo. Aveva la disinvoltura, la sicurezza, la sveltezza nel muoversi, nel reagire. Aggressivo, ma dolce. Vincente, ma malinconico.
La malattia e la voglia di andarsene
Se ne va un’icona del cinema francese, e anche italiano, negli anni ’60 e ’70, diventato persino un modo di dire: “Ma chi ti credi di essere, Alain Delon?”. “Quello è quasi bello come Alain Delon…”. Lui, nella pelle di Alain Delon, c’era davvero. Ma con sempre maggiore insofferenza. Quando, nel 2019, ricevette la Palma d’oro d’onore alla carriera, il suo discorso era già un addio, amaro e sincero fino al midollo. Poco dopo, un ictus lo colpì, seguito da una emorragia cerebrale. Non si riprese mai: e con lucidità e determinazione, ha invocato l’eutanasia, rivelandolo pubblicamente fin dal 2022. Non sappiamo come sia andata, nelle ultime ore, quando Alain Delon si è spento nel sonno, vicino ai suoi tre figli. Ma certo, in questa vita non stava più bene. Una vita che aveva aggredito a morsi, fin dalla adolescenza.
L’abbandono dei genitori
Figlio di una farmacista e del proprietario di un piccolo cinema di provincia, a Sceaux, viene abbandonato dai genitori, dato in affidamento, cresce da giovane ribelle, viene punito in continuazione a scuola. A diciassette anni si arruola in Marina, finisce a Saigon, Indocina francese: ancora non il teatro della guerra del Vietnam, ma ugualmente turbolenta. Lui è più turbolento ancora, passa un sacco di tempo in cella. Nel 1956 – ha ventun anni appena – torna a Parigi, a Montmartre, fa mille mestieri. Finisce a Roma, vive ospite da un fotografo, Gian Paolo Barbieri.
Il cinema
Poi arriva il cinema: Yves Allégret lo sceglie per il film ‘Godot’, poi lo propone al fratello Marc Allégret per ‘Fatti bella e taci’. Non è la Nouvelle vague, non sono ancora film di successo, ma sono un inizio. E poco dopo, è il 1960, arriva la prima consacrazione: René Clément gli offre il ruolo di Tom Ripley in ‘Delitto in pieno sole’, dal romanzo di Patricia Highsmith. È il boom, il successo, il terremoto artistico. E intanto Alain si lega a Romy Schneider. Insieme i due conquistano il cinema, Parigi, la Francia, la fama. È poi l’Italia a catturarlo, a farlo suo.
L’Italia nel cuore
Con Luchino Visconti, che trova il volto perfetto per ‘Rocco e i suoi fratelli’, mentre Michelangelo Antonioni lo sceglie per le atmosfere enigmatiche de ‘L’eclisse’, nel 1962. Ancora Visconti, e ancora un capolavoro: ‘Il Gattopardo’, nel 1963. Segue una lista impressionante di titoli: molti sono dei ‘polar’, il giallo alla francese, poliziesco e noir insieme. Film di atmosfera, di torbidi destini, di uomini duri. Lui ci sguazza perfettamente. E nasce la spettacolare rivalità con Jean-Paul Belmondo, con cui incrocia gli sguardi in ‘Borsalino. Ma c’è anche ‘La piscina’, film sensualissimo, interpretato nel 1969 con Romy Schneider, dalla quale nel frattempo si è separato. E c’è ‘La prima notte di quiete’ di Valerio Zurlini, del 1972. C’è l’incursione nel territorio di Marcel Proust e della ‘Recherche’, il romanzo più difficile da portare al cinema, in ‘Un amore di Swann’ di Volker Schloendorff, nel 1984.
"Sono un attore che ha sempre vissuto sulla sua pelle i suoi ruoli. Non ho mai ‘recitato’”, diceva del suo mestiere. “Se Dio esiste, al momento della vostra morte, che cosa vorrebbe che gli dicesse?” gli aveva chiesto Bernard Pivot, grande anchorman francese, in una trasmissione. “Vieni, figlio mio: poiché so che è il tuo più grande rimpianto, io ti porto da tuo padre e da tua madre affinché, per la prima volta, tu li possa vedere insieme”. Se c’è un Dio, adesso Alain Delon ha potuto ritrovare i suoi genitori, dai quali è stato strappato via quando aveva solo quattro anni. “Alain Delon ha fatto sognare il mondo”, ha scritto su X il presidente francese Emmanuel Macron. “Malinconico, popolare, segreto, era più che una star: era un monumento francese”. E Claudia Cardinale, che con lui ha interpretato ‘Il Gattopardo’, dice: “Mi chiedono parole, ma la tristezza è troppo intensa. Il ballo è finito. Tancredi è salito a ballare con le stelle”, dice, alludendo al nome del personaggio interpretato da Delon nel film di Visconti. “Il ballo è finito. Per sempre tua, Angelica”.