Lunedì 22 Luglio 2024

Addio Piscicelli, maestro del cinema napoletano

Il regista morto a 76 anni. Il debutto con un documentario nel 1976, il legame con Mario Martone

Addio Piscicelli, maestro del cinema napoletano

Addio Piscicelli, maestro del cinema napoletano

Era un uomo riservato Salvatore Piscicelli che se ne è andato ireri a Roma, città adottiva ma mai sentita come sua, all’età di 76 anni. Era un regista schivo e personale, appassionato osservatore del lavoro altrui, sperimentatore del linguaggio grazie alla formazione giovanile da critico cinematografico. Era considerato un maestro anche se l’onore gli è sempre apparso esagerato, ma così lo consideravano i suoi “fratelli d’arte“ Mario Martone e Paolo Sorrentino.

Nato a Pomigliano d’Arco, era cresciuto nella Napoli dei primi anni ‘70, una città attraversata da un’autentica scarica elettrica sul fronte della cultura tra rinnovamento musicale, eredità teatrale della scuola De Filippo, e piena di talenti fioriti nell’underground. Il suo era diventato il tempo di Werner Schroeter, artista errabondo sbarcato a Napoli con Ida Di Benedetto nel ‘78 con un film germinale come Nel regno di Napoli; della Nuova Compagnia di Canto Popolare di Roberto De Simone, del laboratorio della compagnia teatrale Falso Movimento fondata da Angelo Curti e Mario Martone, di protagonisti come Enzo Moscato, Antonio Capuano, Aurelio De Rosa, tutti chiamati a costruire un’immagine della città lontana dagli stereotipi tradizionali.

In questo contesto il “ragazzino di provincia“ Salvatore Piscicelli debutta nel 1976 con il documentario La canzone di Zeza, ma diventa presto un nome di riferimento con il suo primo lungometraggio Immacolata e Concetta (1979). Il film, interpretato da Ida Di Benedetto e dedicato alla “scandalosa“ storia d’amore tra due donne sullo sfondo di una Pomigliano d’Arco in bilico tra sapori rurali e trasformazione industriale, fa scalpore, vince il secondo premio al Festival di Locarno, parla un linguaggio internazionale che sembra l’avanguardia di una nuova stagione del cinema italiano.

A quel punto però la “nuova onda“ del cinema italiano conosce un momento di stasi e, mentre appare l’astro di Massimo Troisi, le strade della produzione diventano impervie per Salvatore Piscicelli, renitente a ogni compromesso commerciale e costretto ad aspettare il 1985 per una nuova regia, il musical Blues metropolitano. Regina del 1987 con la sua musa Ida Di Benedetto sembra oggi un omaggio al molto amato Rainer Fassbinder; Baby Gang (1992) appare un profetico “instant movie“ dal taglio pasoliniano. Nel 2003 firma l’autobiografico Alla fine della notte con Ennio Fantastichini per poi tornare due anni dopo all’antico amore - il documentario - con La comune di Bagnaia.