"Una delle cose che danno più soddisfazione nel mondo del fumetto è essere ricordato per un’opera. Io che da anni ce la metto tutta perché Martin Mystère sia considerato un buon fumetto, so che sarò ricordato per tre opere: Scheletrino che usciva nel 1975, una certa caricatura di Tiziano Sclavi e l’Omino Bufo che nasceva nel 1972 come stupido riempitivo, continua a essere uno stupido riempitivo ma per straordinarie ragioni continua a essere ricordato e sulla mia tomba scriveranno “Lo straordinario autore dell’Omino Bufo”".
In realtà, a parte la solita ironia con cui Alfredo Castelli nel 2013 “gigioneggiava” in un’intervista sulle sue creature a fumetti, il problema nel tracciare il profilo di questo grande sceneggiatore e saggista, scomparso a Milano a 76 anni dopo una lunga malattia, è che non si sa da dove cominciare tanto versatile e poliedrica era la sua capacità di “fumettaro”.
Certo, Martin Mystère, “il detective dell’impossibile”, creato nel 1982 per l’editore e suo grande amico Sergio Bonelli, è il suo maggior successo, ma la sua produzione è talmente vasta e variegata da essere difficilmente riassumibile. Una carriera cominciata nel 1965, scrivendo e disegnando le avventure di Scheletrino, che usciva su Diabolik. Poi nel 1966 idea la prima fanzine fumettistica italiana, Comics Club 104, nell’ormai lontano 1966. Da qui tante collaborazioni (citiamo Tilt, Eureka, Il Corriere dei Ragazzi, Horror).
Tra i personaggi da lui creati ricordiamo solo Gli Aristocratici, L’Ombra, il già citato Omino Bufo, Zio Boris e Allan Quatermain. Proprio Allan Quatermain "funge da base su cui elaborare l’idea di Martin Mystère", scrive il sito ufficiale della Sergio Bonellli Editore nel profilo che gli ha dedicato alla notizia della morte.
Capace di spaziare tra i vari generi, Castelli non si limita a creare personaggi a fumetti, ma diventa un esperto enciclopedico di comics, illustrazioni, letteratura popolare. È stato anche sceneggiatore televisivo, cinematografico e radiofonico. Divoratore di libri, era sempre disponibbile a condividere il suo sapere con i colleghi e con i fan. Per chi aveva un dubbio su quel personaggio o su quell’autore la soluzione era sempre la stessa: "Chiedilo ad Alfredo", perché dietro la maschera dell’umorista a volte cinico, ma sempre esilarante, c’era la bontà d’animo di una persona generosa.
Nel 1971 una svolta, l’arrivo nella casa editrice che poi diventerà Sergio Bonelli Editore come sceneggiatore e redattore. Si cimenta con successo con Zagor e Mister No, poi nel 1982 la nascita di Martin Mystère che affascina il pubblico con le sue avventure tra i “grandi enigmi” mai risolti, quelli cioè che la scienza “ufficiale” non prende in considerazione, da quelli archeologici a quelli storici, da quelli scientifici o parascientifici a quelli esoterici. Coltissimo (e a volte un po’ verboso) Mystère ha in comune diverse cose con il suo creatore: "La curiosità, i libri, i ritardi, la logorrea. Particolari, comunque, operativi per delineare un carattere", come spiegava lo stesso Castelli in un’intervista di qualche anno fa.
Scrive anche storie di Dylan Dog, Nathan Never e Ken Parker. Autore amatissino dal pubblico (i suoi incontri con i lettori erano sempre affollati) è stato premiato più volte: ha ricevuto, tra gli altri riconoscimenti, due Yellow Kid (il primo a Lucca nel 1970 e il secondo vinto a Roma nel 1996). A Lucca Comics è stato inoltre riconosciuto come “Maestro del Fumetto” nel 2015, quando il calco delle sue mani è stato inserito nella Walk of Fame.
Facile capire quanto vuoto (come persona e come autore) lasci la sua morte. Chissà se davvero scriveranno sulla sua tomba “Lo straordinario autore dell’Omino Bufo“. Probabilmente no. Anche perché, caro Alfredo, dirti addio non è per niente “bufo“.