Quanta acqua viene 'sprecata' per
produrre gli alimenti che sostengono la nostra dieta? È la domanda intorno a cui ruota uno studio pubblicato
sulla rivista Nutrients, che nello stimare la cosiddetta
impronta idrica del cibo consumato in Australia, offre un significativo quadro generale sul
peso ambientale delle scelte che facciamo a tavola.
Come si calcola l'impronta idrica
Lo studio coordinato da Brad Ridoutt, della Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation (CSIRO), ha preso in esame l'impronta idrica di oltre
5mila alimenti consumati da più di
9mila cittadini australiani. La misurazione tiene conto di due dati numerici: i
litri di acqua utilizzati per produrre uno specifico alimento e un
fattore moltiplicativo che dipende dalla scarsità o dall'abbondanza della fonte idrica in relazione alla media globale.
Tirando le somme, gli scienziati hanno concluso che la dieta del cittadino australiano medio ha
un'impronta idrica di 362 litri al giorno, con valori di poco inferiori per le donne e gli adulti di età superiore ai 71 anni.
Decine di litri per una barretta al cioccolato
Snocciolando i risultati dello studio, emerge che i prodotti che prevedono un
maggiore dispendio idrico sono le mandorle (3448 litri / kg), le albicocche secche (3363 litri / kg) e i cereali per la colazione a base di riso soffiato (1464 litri / kg). Al contrario, gli alimenti che richiedono
meno acqua includono il pane integrale (11,3 litri / kg), l'avena (23,4 litri / kg) e i ceci (5,9 litri / kg).
Il 25% dell'impronta idrica di tutte le diete messe sotto esame dipende da
cibi e bevande discrezionali (cioè che non forniscono calorie essenziali), come torte, biscotti, bevande zuccherate e alcol. Si scopre così che ci vogliono 42 litri di acqua per un bicchiere di vino, 23 litri per un singola porzione di patatine fritte e
21 litri per una piccola barretta di cioccolato al latte.
La classifica dei gruppi alimentari più costosi in termini idrici prosegue con la frutta al secondo posto (19% dell'acqua totale), i prodotti lattiero caseari al terzo, pane e cereali al quarto. Sorprende leggere che il
consumo di carne rossa (manzo e agnello) ha un impatto relativamente basso, pari al 3,7%.
Come adeguare la dieta per ridurre gli sprechi
Le casistica è talmente complessa e variegata che, secondo i ricercatori, è difficile fornire delle
raccomandazioni rilevanti. Basti pensare ad esempio che una mela di medie dimensioni ha un'impronta idrica di tre litri, contro gli
oltre 100 litri necessari per un bicchiere da 250 ml di spremuta fresca d'arancia.
L'osservazione più ovvia è dunque quella di iniziare a limitare i cibi discrezionali, il cui consumo per
ragioni di sfizio non è solo legato a un importante spreco idrico, ma è anche tra i maggiori responsabili di problemi alla salute come
sovrappeso e obesità.