Milano, 12 aprile 2019 - "La moda riflette sempre i tempi in cui vive, anche se, quando i tempi sono banali, preferiamo dimenticarlo". La citazione di Coco Chanel messa in epigrafe da Achille Lauro al video di Rolls Royce coglie bene pure il senso di 1969 l’album concepito dall’ex rapper romano Lauro De Marinis, 28 anni, attorno al suo exploit sanremese. Un giro d’orizzonte estetico ed estetizzante, leggero e malinconico, con lui che cita Chagall e Dogville di Lars von Trier, i Doors e Nino D’Angelo. Prodotto dall’irrinunciabile Edoardo "Boss Doms" Manozzi e da Fabrizio Ferraguzzo, 1969 è un disco nervoso, post-punk, elettronico, potente, quasi tutto da ballare, che in Je t’aime vede la partecipazione di Coez e in Roma quella del meno popolare Simon P. "D’altronde sono sempre stato un outsider, uno che ha sempre contaminato il sound delle sue canzoni" spiega. "Molti attaccano la trap perché è povera di contenuti e in parte in Italia è vero, ma io ho sempre cercato di dare uno spessore alla mia musica, anche prima di questa svolta rock’n’roll".
X FACTOR - Il disco volta pagina rispetto al passato, anche se i fantasmi evocati dell’autobiografia Io sono Amleto, come testimoniano le polemiche di Sanremo sui possibili legami di Rolls Royce con la droga, possano tornare a manifestarsi trasformandosi in un passato che non passa. "Il libro è semplicemente una storia senza i vincoli delle rime e della musica. La droga un problema grave di cui non si può parlare con superficialità, ma che andrebbe affrontato già nelle scuole" assicura. "Sono un operaio del mio successo; l’ho costruito ora per ora, senza dormire per sette anni". Tanto impegno, evidentemente, da premiare: l’uomo di Rolls Royce sembra aver detto sì ad X-Factor dove dovrebbe affiancare Mara Maionchi ("ho passato un pomeriggio con lei per la scelta di suoi ragazzi ed è stato bellissimo") e Joe Bastianich. Tour ad ottobre dopo aver scaldato i motori nei festival estivi.