"Io so cantare, so suonare, so reagire ad un addio, ma stasera non mi riesce niente". Sulle note della Tosca di Puccini si era aperto il 1° agosto nella maestosa cornice delle Terme di Caracalla il 25° Congresso Mondiale di Filosofia incentrato sul tema “Filosofia oltre i confini”.
La filosofia dalla storia millenaria intende così superare quelle barriere che ostacolano la libera circolazione delle idee, così come oltrepassare quei limiti che si è autoimposta, rinchiudendosi in un ambito disciplinare angusto e monotono. La Notte della Taranta con musica, canti e balli della tradizione salentina ha concluso l’8 agosto il Congresso travolgendo partecipanti scatenati, a segno del bisogno di distensione e convivialità. Anche il caldo soffocante è stato così superato, trovando rifugio in aule ben attrezzate, climatizzate e affollate, ospiti della Sapienza Università di Roma.
La filosofia non è fatta solo di pensiero, ma di corpi, emozioni e relazioni, una sfida che ha voluto sfatare un’idea idealizzata e ridicolizzata di ragione, dove solo l’astrattezza è di casa. La filosofia va vissuta.
A parte alcune critiche riportate nei giornali da parte di chi o non è stato invitato o non ha partecipato agli incontri, i numeri hanno dato invece ragione agli organizzatori, in particolare a chi negli ultimi anni ha svolto un lavoro estenuante, come in particolare Luca Scarantino (presidente della Federazione internazionale delle Società di Filosofia) ed Emidio Spinelli (responsabile del comitato organizzativo italiano). I numeri sono notevoli: 5.723 sono stati i partecipanti, provenienti da 109 Paesi; 8.626 sono state le proposte di relazioni, a cui si aggiungono 997 presentazioni da parte di studenti. Gli ambiti tematici sono stati 89, sviluppati in 400 sessioni, con riferimenti sia a tradizioni di pensiero ben consolidate (come Kant, Hegel, Rawls), sia a questioni urgenti di interesse pubblico (dall’eredità postcoloniale alla crisi climatica, alle tensioni internazionali fino all’intelligenza artificiale). Dibattiti filosofici sono anche usciti dalla cittadella universitaria, per espandersi “sotto le stelle” allo Stadio Palatino, dove parole e musiche si sono unite in piena assonanza.
Il Congresso si è soprattutto configurato come una poli-polis, una città molteplice con sfaccettate arene del dialogo, in un momento in cui gli spazi del pensiero e della libera espressione sembrano contrarsi sempre più, nonostante la parvenza dell’illimitato spazio di Internet. Il bisogno di incontro è stato altresì mostrato dalle aule sempre popolate e da un programma davvero fitto (ogni giorno dalle 9 alle 19), puntualmente riportato in un’apposita app e pubblicato in un file generale che conta 552 pagine. La tecnologia è venuta incontro anche a un ostacolo apparentemente insormontabile: la conoscenza e la comprensione di lingue diverse dalla propria, tanto da limitare la partecipazione di alcuni. Ebbene, specifiche applicazioni hanno permesso traduzioni simultanee (soprattutto di e da lingue asiatiche), tanto da aver facilitato gli interventi, le conoscenze reciproche e la costituzione di reti, foriere di nuovi progetti comuni. Al centro ci sono state giovani generazioni di studiosi e studenti che – oltre che a presentare i loro lavori – sono stati decisivi per l’organizzazione e la buona riuscita dell’intero congresso.
Le tre linee innovative che si intendeva sviluppare sono state pienamente centrate, quali il discorso sull’interculturalità, l’approccio interdisciplinare, le questioni di genere, tali da indicare reciproche interdipendenze e intersezioni. Ma la domanda radicale rimane: ovvero se sia mai possibile parlare di una filosofia mondiale, se non intesa nelle sue molteplicità e differenze. O come sia mai possibile comprendere il mondo in trasformazione, facendo interagire la tradizione con l’innovazione concettuale.
Uno dei più importanti risultati è tuttavia consistito nel rimettere al centro del dibattito internazionale la filosofia, l’arte e la cultura italiana. Straordinaria l’esposizione – inedita - dei 33 Quaderni dal Carcere di Gramsci (prima custoditi dalla cognata Tatiana Schucht e ripubblicati nel 1975 dall’Istituto Gramsci in una nuova versione critica) che ha guidato come un filo rosso i diversi temi del Congresso. L’esposizione è stata accolta con emozione dai partecipanti, da chi per anni ha studiato Gramsci, ma non aveva mai visto la sua minuta e ordinata scrittura, le copertine colorate che racchiudevano le sue idee con la prospettiva di un’Italia liberata dal fascismo e di una cultura che potesse fare da collante a società libere e a individui emancipati. L’idea di egemonia in Gramsci ha influenzato molte correnti di pensiero a livello internazionale, a partire dagli studi postcoloniali e dalla possibilità di dare voce ai subalterni. La filosofia non può che superare i propri limiti concettuali e territoriali, grazie a una tradizione in movimento che non si appaga delle ripetizioni e che grazie a immaginazione produttiva può pensare a mondi possibili, non necessariamente utopici.
Prossimo appuntamento in Giappone, a Tokyo nel 2028, dove il tema sarà “Per una filosofia mondiale pluralizzata”. La sfida consisterà nuovamente nel superamento di un elitismo escludente o di chi ha diritto al pensiero. Del resto, come ricorda Gramsci, nel Quaderno 1 §12 esposto: "Occorre distruggere il pregiudizio molto diffuso che la filosofia sia un alcunché di molto difficile per il fatto che essa è l’attività intellettuale propria di una determinata categoria di scienziati specialisti o di filosofi professionali e sistematici".