Giovedì 3 Ottobre 2024
SILVIA ANTENUCCI
Magazine

A lezione di sorellanza dai bonobo: "Il patriarcato non è ineluttabile"

L’antropologa Diane L. Rosenfeld: "Le femmine si coalizzano e sanno respingere la costrizione sessuale"

A lezione di sorellanza dai bonobo: "Il patriarcato non è ineluttabile"

Una famiglia di bonobo, i primati studiati dall’antropologa Diane L. Rosenfeld (nella foto in alto)

Antropologa, fondatrice e direttrice del Gender Violence Program e docente alla Harvard Law School, Diane L. Rosenfeld studiando i bonobo ha messo a fuoco le radici della violenza di genere e la società patriarcale come costruzione "non inevitabile". Sarà domenica a Bergamo Scienza per una conferenza che prende spunto dal suo libro sulla “sorellanza dei bonobo“, The Bonobo Sisterhood: Revolution Through Female Alliance (HarperCollins).

Professoressa Rosenfeld,che cosa ha scoperto attraverso lo studio dei bonobo?

"Ho imparato che il patriarcato è costruito attraverso alleanze tra maschi al fine di controllare le femmine quali risorse riproduttive. I bonobo, invece, hanno un ordine sociale in cui le femmine si proteggono a vicenda dalla coercizione sessuale maschile. Hanno contrastato l’aggressione sessuale. Lo fanno con un sistema di autodifesa collettiva per il quale, in caso di aggressione da parte di un maschio, emettono un richiamo e tutte le femmine a portata di orecchio accorrono immediatamente ad aiutarla a livello fisico. Respingono il maschio".

Lei sottolinea che lo stupro di gruppo e l’omicidio per violenza domestica non hanno precedenti nei primati, ma sono forme del patriarcato.

"Lo studio della biologia evolutiva rivela che lo stupro di gruppo e l’omicidio da partner nelle relazioni di intimità sono controindicati, cioè sembrano in opposizione all’idoneità riproduttiva. Lo stupro di gruppo comporta una paternità confusa, per cui il padre di una prole potrebbe orientare male il suo investimento parentale. L’omicidio del partner intimo implica l’uccisione di quello riproduttivo, che perde così la sua risorsa. La spiegazione che offro nel mio libro è che queste forme estreme di aggressione, che non hanno precedenti nei nostri parenti primati, hanno un’importanza simbolica, sono forme di quella che chiamo violenza patriarcale, definita come il livello e il tipo di violenza sessuale necessari per mantenere un sistema patriarcale".

Una contraddizione della nostra società è che insegna alle donne a chiedere protezione al sistema che le opprime...

"Io la chiamo la fallacia del racket di protezione maschile, perché da cosa le femmine hanno bisogno di essere protette? Da altri maschi. Rendermi conto di questo è esasperante, tuttavia mi ha anche portato a individuare la strada da seguire. Possiamo proteggerci a vicenda, come fanno i bonobo. Di recente, ho ricevuto una telefonata da una persona che ha un’amica in pericolo a causa del marito ed è priva di una rete di supporto valido. Era stata aggredita anche davanti al figlio piccolo. Ho capito che la risposta più forte era quella di farla trasferire tra le sue “sorelle bonobo“, cioè all’interno di un sistema di sostegno. La persona che mi ha chiamato ha aiutato a organizzare la fuga e il trasferimento della sua amica in un ambiente più sicuro e solidale. Con persone a lei alleate sarà più forte, invece di rimanere una femmina isolata che si scontra con un sistema di privilegi maschili".

È quindi insensato cercare la liberazione dal patriarcato all’interno della società patriarcale?

"Sì. Ricordiamo che il patriarcato si basa sul dominio del femminile. Il sistema è quindi difettoso, non può essere riformato per includere le donne a causa di questo limite".

Per questo lei sostiene che la democrazia patriarcale è un ossimoro?

"È così. Una democrazia si fonda sull’idea di uguaglianza nella partecipazione politica; il patriarcato si basa sulla premessa della supremazia maschile".

Nel libro sostiene che l’alternativa al sistema patriarcale è la sorellanza basata sull’autodifesa collettiva.

"Se una femmina di bonobo viene aggredita da un maschio, emette un grido speciale e le altre femmine accorrono in suo aiuto, indipendentemente dal fatto che la conoscano, le piacciano o siano imparentate con lei. Insieme, respingono il maschio aggressivo e lo mandano in isolamento. Egli poi torna e si unisce al branco, dopo aver imparato la lezione. Che modello convincente da seguire per gli esseri umani!"

Le donne dovrebbero quindi comprendere la loro forza come collettività?

"Se le donne si rendessero conto del loro potenziale di autodifesa collettiva, potremmo anche eliminare la coercizione sessuale maschile. E devo notare che i bonobo sono altamente sessuali, ma è tutto sesso voluto, non costretto".

Anche il concetto di uguaglianza andrebbe ridefinito?

"Partendo dal presupposto che tutte le donne sono uguali nella loro vulnerabilità alla violenza maschile, consideriamo che abbiamo a disposizione diverse risorse per evitarla. Chiedo che esse facciano un inventario onesto delle proprie risorse, le valutino indipendentemente da un sistema capitalistico che non dà valore alla cura, per esempio, e le condividano tra loro. La protezione è una risorsa, prendersi cura dei figli dell’altro è una risorsa. È una nuova economia dei bonobo".

Cosa sono i corsi di difesa dell’autostima?

"Sono corsi di autodifesa presentati nel contesto dell’idea della sorellanza bonobo, secondo cui ognuno di noi ha un sé che vale la pena difendere. Il principio dei bonobo è che nessuno ha il diritto di fare del male a mia sorella; e che tutti sono miei fratelli. Tutti sono mia sorella".

Nella sua esperienza professionale con la legge, cosa l’ha colpita di più riguardo a questi temi?

"La misura in cui accettiamo passivamente l’idea di supremazia maschile".