Quando il 12 ottobre del 1492 l’esploratore genovese Cristoforo Colombo sbarcò per la prima volta sulle coste americane, non aveva la minima idea del fatto che stesse scrivendo una pagina fondamentale della storia moderna. Colombo si convinse di essere arrivato nelle Indie, seguendo una strada diversa rispetto alle solite rotte. Il suo arrivo alle attuali isole Bahamas avrebbe spianato la strada alle esplorazioni successive del continente americano, che ancora oggi si celebrano in occasione del Columbus Day. Per molti, si tratta di un’occasione di festa. Per altri, invece, di lotta politica.
La storia
Negli Usa i festeggiamenti hanno preso il via in realtà solo in tempi relativamente recenti, a partire dal XX secolo: i primissimi eventi collettivi legati a questo appuntamento vennero organizzati nel 1869 a San Francisco, come ideale omaggio alla distante comunità italiana residente dall’altro capo del Paese, a New York.
La festa divenne di rilevanza pubblica in un secondo momento: fu il Colorado, nel 1905, a dare il via a questa tradizione. Per vedere il Columbus Day festa nazionale federale vera e propria, infine, si sarebbe dovuto attendere l’intervento del presidente Franklin Delano Roosevelt, avvenuto nel 1937.
Ancora oggi, la comunità di origini italiane statunitense apprezza molto questa occasione, che celebra l’eredità culturale connessa alla figura di Colombo. Per l’occasione, a proposito, sono molte le attività istituzionali - come consolati e ambasciate - che chiudono e nella Grande Mela, in parallelo, si celebra il Paese di origine dell’avventuriero tingendo l’Empire State Building con le sfumature del nostro tricolore. D’altra parte, c’è pur sempre una grossa fetta della popolazione (in aumento) che con il Columbus Day ha al contrario un rapporto - per usare un eufemismo - controverso.
Le polemiche
Se è pur vero che giungendo nelle Americhe con le sue tre caravelle Colombo abbia portato al di là dell’oceano il progresso e le invenzioni che agli indigeni ancora mancavano, non c’è dubbio che la lunga fase coloniale europea si sia trascinata dietro anche una terribile striscia di sangue.
La scoperta di nuovi territori ha portato le grandi potenze del Vecchio Continente a spadroneggiare sul Nuovo Mondo, con conseguenze devastanti a dir poco su chi in quei luoghi viveva sereno da centinaia di anni. Lo sbarco dei conquistadores portò con sé tutte le malattie per le quali gli europei già avevano gli anticorpi (è il caso del morbillo) e che invece fecero terra bruciata dall’altro lato del mondo, uccidendo migliaia di persone. Ma non furono solo le malattie la causa dei decessi degli abitanti del posto. Il colonialismo ha infatti generato uno sfruttamento senza precedenti delle risorse locali, comprese quelle umane. Non c’è dunque da stupirsi se negli ultimi anni alcune città e Stati degli USA abbiano preferito sostituire il Columbus Day con l’Indigenous Peoples' Day, un’importante giornata dedicata a celebrare la storia e le culture delle comunità indigene, ricordando le ingiustizie subite come la tratta degli schiavi.
Da queste polemiche, tra l’altro, è nata negli ultimi anni la tendenza anticolonialista di rimuovere le statue di Cristoforo Colombo e di altri personaggi dell’epoca dalle città americane. Critiche, queste, che si sono riaccese anche in tempi relativamente recenti, sulla scia delle proteste del movimento Black Lives Matter.