Roma, 14 maggio 2014 – Anche l'Italia, attraverso l'Ente Nazionale Protezione Animali, ha aderito alla campagna internazionale promossa dalle associazioni animaliste per ottenere che le insegne circensi che partecipano al Festival del Circo di Lanzhou (Cina) non utilizzino animali nei loro spettacoli. Per questo, il network internazionale di associazioni animaliste ha contattato le autorità cinesi – tra cui il ministro allo sviluppo rurale ed il Sindaco della città di Lanzhou – ricordando loro non solo che uno degli obiettivi del partito comunista cinese è quello di promuovere la diffusione della cultura ambientalista nella società cinese, ma, soprattutto, che nel 2010 proprio il governo nazionale aveva vietato le esibizioni circensi di animali selvatici detenuti in cattività.
«Oltre ad essere addestrati attraverso la violenza e la deprivazione alimentare, oltre ad essere obbligati ad eseguire “esercizi” del tutto innaturali per loro, oltre a dover sopportare livelli di rumore che causano stress e sofferenza psico-fisica, gli animali detenuti nei circhi – si legge nella lettera inviata dagli attivisti internazionali - sono spesso costretti a vivere in recinti estremamente angusti, dai quali escono soltanto per pochi minuti al giorno.»
«Come se ciò non bastasse – proseguono gli attivisti -, i proprietari dei circhi e le persone che nei circhi si occupano degli animali non alcuna formazione nel campo del benessere animale e non sono minimamente in grado di garantire loro le cure di cui essi hanno assoluto bisogno.» Non c'è nulla di educativo in tutto questo. Anzi, il continuare a trattare esseri senzienti non umani alla stregua di oggetti e l'esibire pubblicamente, soprattutto ai bambini, le vittime di questa forma di maltrattamento, rischia di produrre nella società una pericolosa assuefazione verso comportamenti sprezzanti nei confronti di tutti gli esseri viventi. In questo senso, il circo “cruelty free” fa bene non soltanto agli animali ma anche alle persone.
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