Vinitaly, forte presenza dall’estero. Attesa per i "top buyer": mille in arrivo da 68 Paesi

di BEPPE BONI
3 aprile 2023

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Il mondo del vino, dove si muovono storiche aziende e piccoli produttori come fiore all’occhiello fra colossi, rappresenta una delle migliori carte di identità del Made in Italy nel mondo. Vinitaly dopo lo scossone del Covid e le incertezze legate alla guerra sulla porta dell’Europa, rimane il fronte del palco dove si misura la temperatura dello scenario economico e di cultura produttiva delle bottiglie italiane. E se il ritorno massiccio dei buyer cinesi è una buona notizia, va sottolineato che a Verona la Babele del vino parla tutte le lingue del mondo. Naturalmente sono presenti anche quasi tutte le regioni italiane con le leader del settore tra cui Toscana, Piemonte, Lombardia, Puglia, Emilia Romagna e naturalmente il Veneto, ambasciatore nel mondo col prosecco. Il record di top buyer selezionati in collaborazione con Ice Agenzia fa sorridere i produttori. Sono infatti oltre 1000 i “super acquirenti” esteri provenienti da 68 Paesi selezionati per la kermesse: +43% rispetto al 2022 provenienti dagli Usa, dall’Africa, dall’Asia con il grande ritorno di Cina e Giappone, dal Centro e Sud America fino all’Europa ampiamente rappresentata e alle Repubbliche eurasiatiche. Nei quattro giorni di manifestazione, secondo le proiezioni, si dovrebbe superare il consuntivo 2022 chiuso con 25mila buyer stranieri da 139 Paesi, il 28% degli 88mila operatori totali arrivati a Verona. Ecco i 68 Paesi in pista con circa 1000 top buyer. Nord America: Usa e Canada (oltre 200 top client). Asia (17): Armenia, Azerbaigian, Cina (130 top buyer), Corea del Sud, Filippine, Giappone, Georgia, Hong Kong, India,Indonesia, Kazakhistan, Kirghizistan, Malesia, Singapore, Taiwan, Thailandia, Vietnam. Africa (9): Angola, Camerun, Costa d’Avorio, Ghana, Kenia, Marocco, Mozambico, Nigeria, Sud Africa. Centro-Sud America (12): Argentina, Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, Equador, Guatemala, Messico, Panama, Paraguay, Perù, Venezuela. Europa (26 inclusa area Baltica, Balcani, Scandinavia e UK): Austria, Albania, Bulgaria, Belgio, Bosnia Erzegovina, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Inghilterra, Lituania, Lettonia, Norvegia, Olanda, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Serbia, Slovenia, Svezia, Svizzera e Ungheria. La grande attesa è per la Cina presente con gli operatori selezionati attraverso la sede di Veronafiere a Shangai insieme agli uffici della joint venture a Shenzen, che porterà a Vinitaly 130 responsabili acquisti tra cui i primi venti importatori come Cws, Interpocrom e Asc, i principali gruppi di primo livello dell’horeca, da Vino Bento a Wine Universe e Gruppo Bottega fino Lady Penguin e Vinehoo, le piattaforme di e-commerce più referenziate. Il road show intorno al mondo fatto dai vertici di Veronafiere ha dato ottimi risultati. Le parole del presidente di Veronafiere Spa, Federico Bricolo: «Sarà un Vinitaly di servizio più funzionale alle esigenze delle aziende. Una evoluzione prevista dal piano industriale con l’obiettivo di potenziare ulteriormente l’identità e la centralità della manifestazione, oggi riconosciuta quale brand in grado di trainare la promozione del vino italiano a livello internazionale. Il risultato della campagna straordinaria di incoming realizzata ci proietta verso il Vinitaly del futuro, leva per la competitività e la crescita di questo settore strategico del made in Italy». Fari puntati con soddisfazione anche su Stati Uniti e Canada. Saranno presenti con oltre 200 top buyer, con nuovi arrivi dalla grande distribuzione del Midwest e dai vertici della Nabi (National association of beverage importers, l’associazione degli importatori di vino negli Usa) e con ben undici referenti della Société des Alcools du Québec (Saq) e del Liquor control Board of Ontario (Lcbo), due dei più importanti Monopoli canadesi. E se l’Italia del vino sfiora il traguardo degli 8 miliardi chiudendo l’export con 7,9 miliardi (+9,8%) gli Usa si confermano come il principale terreno di esportazione (+10%, quota di mercato export 23%).