Vinitaly 2022, si parlano tutte le lingue del mondo
Gli Usa, nostro più grande mercato del vino dopo l’Europa, avranno 130 top buyer confermati a Vinitaly. È la prima volta che il salone veronese (10-13 aprile) , giunto alla 54° edizione, raggiunge un tale risultato sulla piazza americana. Ma la campagna «incoming» di VeronaFiere e Ice porterà nella città scaligera quasi 700 ‘super acquirenti’ di vino italiano da tutto il mondo, con in testa la delegazione dal Nord America. Un quartiere espositivo al completo, crocevia internazionale delle tendenze e del business per 4.400 aziende da 19 nazioni. Torna in presenza, dopo due anni di stop forzato, l’edizione più attesa di Vinitaly, a Veronafiere dal 10 al 13 aprile. E lo fa incrementando ulteriormente il proprio posizionamento sui principali mercati della domanda di vino italiano, a partire da quelli più maturi fino agli emergenti. Infatti, i top buyer da 50 Paesi già accreditati a Vinitaly coronano l’ingente piano di incoming realizzato dalla SpA veronese e da Ice Agenzia, che copre le aree più strategiche dall’Atlantico al Pacifico fino all’Europa e, da quest’anno, anche all’Africa; una campagna che nel corso dei mesi ha dovuto tener conto sia dell’evoluzione sanitaria che dell’inaspettato scenario geopolitico. Inevitabilmente la lista dei paesi coinvolti nel programma di promozione e di comunicazione (circa 50) ha subito variazioni a seguito del conflitto russo-ucraino, però l’agenda del Vinitaly registra comunque new entry dall’area high spending a stelle e strisce del Midwest e del Sud degli Stati Uniti a riprova degli ampi margini di crescita ancora inespressi.
Dal Canada arrivano poi rappresentanti dei due monopoli di Ontario e Québec, grazie al coordinamento con Ice Agenzia. Sul lato opposto, anche il mercato asiatico si muove in nome del vino, nonostante il permanere di alcune difficoltà di spostamento legate alla pandemia: Giappone, Singapore, Thailandia, Malaysia ma anche Corea del Sud e Cina sono accreditate. Su quest’ultima, rimane alto il monitoraggio a seguito degli ultimi provvedimenti di lockdown emanati dal governo di Pechino. Positiva la risposta dal Sud-America con operatori da 10 Stati sui 12 della macroregione (Ecuador, Colombia, Brasile, Argentina, Costa Rica, Perù, Guatemala, Messico, Panama e Cile). Tra le novità di Vinitaly 2022 c’è anche l’Africa, con collettive professionali da Mozambico, Kenya, Etiopia, Camerun e Angola.
Dall’Europa, le delegazioni di Germania e dei Paesi del Nord – con Danimarca e Svezia in primis – sono tra le più numerose (rispettivamente 65 e 40). Seguono i buyer da Regno Unito, Austria, Francia, Grecia e Svizzera. A Vinitaly presenti poi operatori da Polonia, Romania, Repubblica Ceca e Slovenia. Dice il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese: «Dopo due anni di assenza, Vinitaly ritorna alla sua collocazione originale, con un quadro espositivo che lo riporta idealmente alle edizioni pre-pandemia». Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere, parla di Vinitaly del futuro: «In questi due anni, con le aziende, abbiamo definito l’outlook del futuro. Un progetto strategico che ha avuto il suo banco di prova nell’edizione speciale dell’ottobre scorso e che funge da discriminante rispetto al passato. In particolare, registriamo un’alleanza ancora più stringente con le aziende di Vinitaly, che già da quest’anno hanno aderito all’iniziativa di incoming di buyer tailor made, ossia selezionati direttamente dai produttori e invitati dalla fiera». Tra le start-up nei 17 padiglioni, fissi e temporanei, oltre all’area del ‘quarto colore del vino’ sugli Orange wine, quelle di «MicroMegaWines-Micro Size, Mega Quality», la nuova sezione riservata alle produzioni di nicchia a tiratura limitata e di altissima qualità, di Organic Hall che implementa l’offerta di Vinitaly Bio e della Mixology.