Vigna del Parroco: 60 anni di Ruché, il piccolo miracolo enologico

Da vino da tavola a rinomata Docg orgoglio del Monferrato. Il progetto di Luca Ferraris: enoturismo e nuove opportunità per i giovani, partendo dall’agri-chiringuito

di CAMILLA GARAVAGLIA
27 giugno 2024

La collina di Sant'Eufemia, 'casa' del Ruché

C’è un posto, su un crinale verdeggiante del Monferrato, dove antiche viti crescono - in questo punto, da più di mezzo secolo - nelle immediate vicinanze di una chiesa parrocchiale. Qui, circondate dalle cime alpine più belle, le viti piantate dal parroco don Giacomo Cauda producono ancora oggi un vino speciale, un Ruché in purezza che della Docg Ruché di Castagnole Monferrato è un po’ il simbolo, sia dal punto di vista storico sia da quello ideologico. Don Cauda, infatti, è considerato il padre del Ruché, perché fu il primo a credere nelle potenzialità di questo vitigno un po’ snobbato, fino a vinificarlo in purezza. Salvandolo - senza esagerazione - dall’estinzione.

Nel 2024 la Vigna del Parroco - unico Cru della Docgriconosciuta dal Ministero dell’Agricoltura - compie sessant’anni: un’occasione perfetta per fare i conti con il passato, il presente e il futuro del Ruché, ma anche per festeggiare. Sì, perché se oggi il Ruché è una Docg apprezzata e in grado di emergere in un territorio tradizionalmente votato alla Barbera, il merito è di Don Giacomo Cauda ma anche di Luca Ferraris, un uomo per cui l’aggettivo visionario non è certo eccessivo se si pensa che a guidare le sue mosse è stata, fin dall’inizio, una visione.

Luca Ferraris con i vini Vigna del Parroco
Luca Ferraris con i vini Vigna del Parroco

“Il Ruché è un piccolo miracolo enologico italiano - dice Luca Ferraris - ed è oggi l’elemento identitario e l’attività economica più florida di questa bellissima area del Monferrato in cui ci troviamo”. L’amore di Luca Ferraris per il suo territorio è evidente: è stato infatti il richiamo della terra a portarlo verso il mestiere del nonno Martino - che vinificava e commercializzava vino sfuso in un appezzamento di 40mila metri quadri a circondare una struttura rurale, il “Casot” -, nonostante il padre Luigi avesse scelto la strada dell’industria, della città. “Mio papà Luigi si è trasferito a Torino per dare a noi figli un futuro più agiato - spiega Luca - ma la terra mi attrae in modo magnetico dai tempi in cui ho deciso di diplomarmi all’Istituto Agrario. In estate venivo qui, sulle colline, a pigiare l’uva: il mio progetto nasce anche sulla base di questi ricordi”.

La Vigna del Parroco è arrivata in dote a Luca Ferraris da Francesco Borgognone, cui Don Giacomo l’aveva affidata, nel 2016: nel frattempo, l’azienda agricola Ferraris si era dedicata quasi totalmente alla produzione e alla commercializzazione del Ruché, portato in Italia e negli Stati Uniti. Con già ottimi risultati.

Ruché, da vino da tavola a Docg

E dire che il Ruché è tutto tranne che un vitigno facile. Innanzitutto, teme le primavere eccessivamente piovose, che possono provocare fenomeni di colatura (la caduta dei fiori). Poi è un vitigno vigoroso, poiché produce un gran numero di femminelle e ha una chioma folta che va domata con diradamenti e sfogliature. Tutte condizioni che non hanno spaventato Luca Ferraris, tra i primi a sperimentare una viticoltura di precisione per trasformare un vino quotidiano in un prodotto capace di competere con le grandi denominazioni piemontesi: un prodotto pronto, in altre parole, a conquistare un posto importante nel mercato italiano ed estero.

Infernot
Infernot

E qui entra in gioco l’Associazione Produttori del Ruchè di Castagnole Monferrato DOCG, nata ufficialmente nel 2015 e oggi forte della presenza e del sostegno di 22 aziende. La Docg - prima Doc nel 1987 grazie anche all’impegno dell’allora sindaco di Castagnole Monferrato, Lidia Bianco - comprende sette comuni dell’astigiano: Castagnole Monferrato, Grana, Montemagno, Portacomaro, Refrancore, Scurzolengo e Viarigi. Il lavoro dell’associazione e delle aziende che la compongono è alla base del successo del Ruché, questa varietà semiaromatica sempre più apprezzata che discende (oggi non è più un mistero) da un incrocio tra la Croatina e la Malvasia aromatica di Parma.

Il Ruché è un vino affascinante perché lo è anche il paesaggio che lo ospita. Ricco di biodiversità, il territorio di Castagnole Monferrato ha ancora qualcosa di incontaminato, di profondamente naturale nonostante la mano dell’uomo abbia creato file ordinate di viti e di noccioli. Il terreno? È povero - e per fortuna, visto che il Ruché è così vigoroso - con suoli Miocenici in parte marnosi, in parte argillosi e sabbiosi, ricchi di tufo e di fossili: impronte visibili dell’antica presenza del mare. Il clima qui è influenzato dalle Alpi, ma anche dal mare della Liguria, così gli inverni sono miti e le precipitazioni (solitamente) moderate.

Quando diventa vino, il Ruché profuma di geranio, rosa e violetta, con accenni balsamici - tipici dei vini piemontesi - e di bacche rosse di bosco. “Sembra, al naso, un bianco del Trentino Alto Adige tanto è elegante - dice Luca Ferraris - ma poi in bocca è caldo ed equilibrato come i grandi piemontesi”. E qui ci fermiamo con la teoria, perché è arrivato il momento di concentrarci sulla parte pratica: la verticale di Vigna del Parroco.

La verticale Vigna del Parroco Ferraris

In occasione dei 60 anni della Vigna del Parroco, Luca Ferraris ha lanciato una verticale edizione Anniversario che si potrà acquistare (da regalare, perché no, anche se noi suggeriamo egoisticamente di berla) in una cassetta di legno molto raffinata, con tanto di libretto celebrativo per i 60 anni di storia.

Si tratta - come già anticipato - di Ruché in purezza al 100% prodotto in Castagnole Monferrato con una resa di 80 quintali a ettaro. La fermentazione alcolica è a temperatura controllata, con rimontaggi come da tradizione, mentre la conversione malolattica avviene per l’80 % in acciaio e per il 20% in tonneau, dove invecchia per 9 mesi. L’affinamento del vino, che arriva a 15,5% di alcool, avviene in bottiglia per 6 mesi. Quattro le annate proposte nell’edizione Anniversario della verticale: 2020, 2019, 2018 e 2017.

I vini Vigna del Parroco in degustazione
I vini Vigna del Parroco in degustazione

Ruché di Castagnole Monferrato DOCG Vigna del Parroco 2017

L’ANNATA

Il 2017 è stato l’anno della “gelata nera”: i germogli, già spuntati ad aprile a causa del caldo, sono stati colpiti da questo fenomeno meteorologico che li ha anneriti e fatti seccare. Poche piogge e temperature alte (a livelli 2003) sono le caratteristiche più peculiari di questa annata.

IL VINO - IL PARERE DELL’ENOLOGO

Colore rosso rubino con riflessi granata. Naso intenso di pepe nero, prugna matura, more e ribes rosso che poi evolve in resine e tabacco. Bocca compatta, trama tannica non troppo fitta, corpo equilibrato, bella sapidità ed elevata alcolicità.

Ruché di Castagnole Monferrato DOCG Vigna del Parroco 2018

L’ANNATA

A differenza dell’anno precedente, il germogliamento nel 2018 avviene in ritardo a causa dell’inverno freddo e piovoso. Piccolo eccesso termico in aprile (30°C) e poi ancora piogge per tutto il mese di maggio. Estate calda, vendemmia sana e abbondante. IL VINO - IL PARERE DELL’ENOLOGO

Rosso rubino tendente al granato con buona trasparenza. Naso ricco con note floreali di rosa e viola, intensi anche i sentori di spezie dolci, pepe e tabacco, finale balsamico. Vino fresco e morbido, molto persistente, con tannini fitti e rifiniti. Ruché di Castagnole Monferrato DOCG Vigna del Parroco 2019 L’ANNATA

Simile alla 2017, è stata caratterizzata da temperature superiori alla media e precipitazioni scarse. Anomalie termiche con picchi di 40°C ma temporali in soccorso, a ripristinare le riserve idriche. In questa annata accade un fenomeno non frequente e ottimo per il vino: la sincronia della maturità fenolica con quella tecnologica. IL VINO - IL PARERE DELL’ENOLOGO

Colore rubino-granata. Naso intenso e pulito che rivela le caratteristiche tipiche del vitigno, rosa e viola intervallate da frutti di bosco, noce moscata e grafite. Fanno da sfondo i sentori balsamici. Vino morbido, rotondo ma anche fresco con un tannino delicato e una bella persistenza. L’enologo della Ferraris ha tirato fuori il meglio dalla vendemmia.  Ruché di Castagnole Monferrato DOCG Vigna del Parroco 2020 L’ANNATA

Simile alla 2018, primavera piovosa con importante accumulo idrico nel terreno. Nessun evento atmosferico rilevante. Gradazioni zuccherine di valore ottimo, mentre le acidità (anche in rapporto agli zuccheri) hanno mostrato un calo eccessivo. IL VINO - IL PARERE DELL’ENOLOGO

Colore rosso rubino intenso. Bouquet altrettanto intenso con note floreali di rosa, viola e geranio che si alternano a spezie, ciliegie e sentori balsamici. Vino equilibrato, sapido con un tannino impeccabilmente proporzionato.

Castagnole Monferrato: il futuro, tra enoturismo e storia

Il progetto di Luca Ferraris non si limita alla Vigna del Parroco e al Ruché. L’azienda produce infatti anche l’Alta Langa, la Denominazione di Metodo Classico ispirata - nella visione Ferraris - all’eleganza francese. Questo vino, affinato sui lieviti per 30 mesi, può essere bevuto davvero ovunque, ma ha il suo habitat privilegiato sulla Collina di Sant’Eufemia, dove Ferraris ha aperto il primo agri-chiringuito accanto alla Panchina Gigante del Monferrato, installata dal progetto Big Bench Community.

Agri-chiringuito Ferraris
Agri-chiringuito Ferraris

Qui, con una visione privilegiata su tutti i Comuni della Docg Ruché del Monferrato, è possibile (possibile? Doveroso!) bere un calice di Alta Langa poco prima del tramonto, in piena golden hour. L’agri-chiringuito si inserisce alla perfezione in un progetto di valorizzazione enoturistica di questa zona, ricca di produttori e di storia agricola. Una storia da conoscere attraverso il Museo del Ruché, ospitato nella storica cantina Ferraris, acquistata dalla bisnonna Teresa in via al Castello a Castagnole con i soldi guadagnati dal bisnonno durante la corsa all’oro in California. Il museo racconta la storia della famiglia Ferraris e del Ruché attraverso video, fotografie e attrezzi agricoli salvati dal trascorrere del tempo, ma soprattutto attraverso il passaggio in un tradizionale infernot, locale sotterraneo scavato nel tufo per conservare il vino.

“Anche grazie alla produzione di Ruché di Castagnole Monferrato, l’economia locale si è risvegliata e, cosa ancora più importante, i giovani hanno adesso una motivazione in più per restare - conclude Luca Ferraris -. Se grazie al Ruché anche solo un abitante di Castagnole Monferrato si sente un po’ più orgoglioso di vivere qui, io sono contento”.