In Valtellina viticoltura eroica, ma con Grazia

La passione di Paolo Oberti, imprenditore logistico, si è fatta vino nella cantina di Tirano che porta il nome della moglie

di CAMILLA GARAVAGLIA
31 maggio 2024
Paolo Oberti e i suoi vigneti

Paolo Oberti e i suoi vigneti

Tirano (Sondrio) - Sulla sponda destra dell’Adda, all’ombra delle Alpi lombarde e già un po’ svizzere, i terrazzamenti a vigna competono con la distesa di alberi di melo nel contendersi lo sguardo del visitatore. Sguardo che vaga, non può evitarlo, tra i muretti a secco irregolari e precisi, costruiti a mano nel corso dei secoli per potere adattare il territorio retico alla coltivazione della vite e alla produzione di vino. Una storia vinicola, quella della Valtellina, che ha sempre nuovi narratori pronti a raccontarla: narratori come Paolo Oberti, imprenditore in ambito logistico di Tirano, che ha coltivato il sogno nemmeno molto segreto di produrre vino fin da quando, bambino, veniva portato nell’opul (su questa parola poi ci torniamo) della tata Gina per la vendemmia e per la pigiatura dell’uva con i piedi.

Le botti della cantina La Grazia
Le botti della cantina La Grazia

“Vengo da una famiglia di imprenditori agricoli originari della bergamasca - spiega Paolo Oberti mentre ci porta, a bordo di un’auto da battaglia fatta per resistere agli scossoni e alle sporgenze dei muretti a secco, tra gli appezzamenti di proprietà della sua cantina La Grazia - e devo ai dipendenti dell’azienda di famiglia l’acquisizione delle prime vigne qui, a Tirano”. Molti dipendenti, infatti, possedevano piccole vigne di famiglia che i figli non erano intenzionati a conservare né tantomeno a coltivare: Paolo le acquisiva volentieri, lasciando l’attività ai proprietari originali fino a che fossero stati in grado di continuare a coltivarli. “È per questo motivo che i nostri appezzamenti sono così frammentati - spiega Oberti - ma questo non ci dispiace: insieme al nostro enologo possiamo sperimentare e coltivare diverse tipologie di vite, non solo il Nebbiolo (o Chiavennasca) tanto tipico di queste zone”.

La cantina, i vini

Il nome della cantina La Grazia ha origini romantiche: è il nome della moglie di Paolo, nonché madre dei quattro figli che, da sempre, hanno creduto in questo progetto di viticoltura eroica. Dopo un giro dei vitigni - dove è possibile ancora oggi vedere applicato il sistema di legatura ad archetto valtellinese, una sorta di Guyot tipico di queste zone - arriva il momento della degustazione all’interno di un vagone originale del trenino del Bernina: lo stesso vagone raffigurato, e non a caso, sulle etichette dei vini La Grazia.

La legatura ad archetto valtellinese
La legatura ad archetto valtellinese

A proposito di vini: tra le proposte di La Grazia non aspettatevi di trovare solo i (grandi) rossi della tradizione valtellinese, perché a Paolo e alla sua famiglia piace sperimentare. Lo si capisce, ad esempio, dalla produzione di spumanti Metodo Classico Alpi Retiche Igt vinificati a partire da uve Pinot Bianco e altri uvaggi ammessi dal disciplinare come, ad esempio, Nebbiolo, Pignolo e Rossola, una varietà locale che la famiglia Oberti ha particolarmente a cuore e che è sempre stata coltivata da quasi tutti i tiranesi.

Unico nel suo genere l’Opul, un vino bianco sempre Alpi Retiche Igt prodotto a partire da uve Pinot Bianco, Rossola e Pignolo provenienti, però, dalla sponda sinistra del fiume Adda. Opul, infatti, è il nome dialettale delle vigne posizionate sulla riva considerata meno fortunata, meno adatta alla coltivazione della vite. “Noi però abbiamo creduto nelle potenzialità degli opul - spiega Paolo Oberti - anche perché, con i cambiamenti climatici in atto, le condizioni sono diverse rispetto al passato. Nei nostri opul sperimentiamo le varietà resistenti di vite, quelle che richiedono pochissimi o addirittura zero trattamenti”. Uno spirito di innovazione e sperimentazione, quello di La Grazia, confermato anche dalla scelta di avviare un progetto di tirocinio con l’Università Statale di Milano.

Una giornata a Tirano

Dopo avere scoperto il fascino della viticoltura eroica, è bene non perdersi le altre meraviglie che Tirano e la zona circostante offrono ai viaggiatori. Da Tirano, infatti, è possibile partire per la vicinissima Svizzera a bordo del Trenino del Bernina, oppure fermarsi a visitare il famoso Santuario della Madonna di Tirano, secondo la tradizione sorto in seguito all’apparizione della Madonna in quel luogo il 29 settembre del 1504: la sua facciata sinuosa e il campanile con lanterna la rendono una delle più belle ed apprezzate chiese lombarde.

I pizzoccheri della Cascina Biancotti
I pizzoccheri della Cascina Biancotti

Terminata la visita, ci permettiamo di suggerire un piccolo spostamento (circa 25 minuti) verso Villa di Tirano. Qui, davanti al panorama delle piste da sci dell’Aprica, la Cascina Biancotti propone ai golosi salumi e formaggi fatti in casa, oltre a uno zabaione con uova freschissime e dei pizzoccheri da campionato mondiale.