Val D'Oca, quelle Rive che fanno grande il Prosecco Superiore
La forza del Veneto enoico è anche la forza delle sue cooperative. Val D’Oca è il nome di una bellissima collina ricoperta di vigneti di Glera, il vitigno a bacca bianca da cui nasce il Prosecco Superiore Docg. Un triangolo fra poche case sparse e una strada che si inerpica a zig zag costeggiando un’albereta, per arrivare in cima a una delle colline tipiche delle Prealpi Trevigiane, che qui disegnano un paesaggio considerato Patrimonio dell’Umanità tutelato dall’Unesco.
Siamo nella fascia collinare fra Valdobbiadene e Conegliano, nel cuore della zona di produzione del Prosecco Superiore; e questa è solo una parte dei 1.000 ettari di vigneto curati da generazioni dai 600 soci viticoltori che fanno parte della Cantina Produttori di Valdobbiadene, una delle realtà più storiche e rappresentative della zona di produzione nota in tutto il mondo.
Dall’inizio degli anni Novanta, Val D’Oca è diventato anche il marchio dei vini prodotti dalla cantina per il canale Horeca. Le bollicine italiane di alta qualità più bevute nel mondo nascono anche da qui, da una impresa corale, una vera e propria iniziativa sociale nata nel 1952, grazie alla volontà di 129 soci fondatori, contadini nell’Italia del Dopoguerra, animati dalla voglia di ricostruire il territorio e l’economia locale.
Quei 129 soci fondatori sono oggi 600 soci viticoltori. Particolarmente fieri delle bottiglie top di gamma, delle super-selezioni, veri e propri ’cru’: il Cartizze e le Rive, così si chiamano i vigneti collinari in forte/fortissima pendenza le cui uve richiedono un lavoro manuale lungo e faticoso da parte dei viticoltori (più di 600 ore/ettaro contro le 150 ore/ettaro della meccanizzazione in pianura). Dei quasi 1.000 ettari totali, oltre la metà si estende nei territori di eccellenza delle Docg Valdobbiadene e Asolo e 200 ettari nelle Rive; e su un totale di 2,8 milioni di bottiglie di Rive di tutta la denominazione, ben 700.000 sono targate Val d’Oca.
“La nostra è una materia prima che non teme rivali”, racconta il presidente della cantina Franco Varaschin. E aggiunge: “Le nostre vigne sono un patrimonio unico. Per statuto raccogliamo le uve solo a mano in tutti i nostri territori, siamo campioni di sostenibilità (certificazioni Equalitas e Viva) e di agricoltura integrata (certificazione Sqnpi), abbiamo abbandonato da anni il commercio dello sfuso per concentrarci solo sulla qualità dell’imbottigliato e sui nostri brand. Le sfide? Esportare di più il Prosecco superiore (fermo al 40% contro il 75% del Prosecco Doc) e differenziare di più il prezzo fra le due tipologie”.
Gli assaggi
Rive di Santo Stefano Extra Brut , il più secco, tagliente (zucchero quasi zero), fiori bianchi e mela verde. Rive di San Pietro di Barbozza Brut, note citrine e fiori bianchi, grande equilibrio. Rive di Colbertaldo Extra Dry, il più morbido, ‘piacione’ , frutta bianca e agrumi (tutte e tre le Rive a 11,60 €). L’Uvaggio Storico (uve Glera + varietà autoctone) è una chicca, ricordo di come si faceva una volta il Prosecco, cremoso, fresco, profumatissimo (20,8 €)
Info: www.valdoca.com