Tenuta La Cura, l'orgoglio dei vini di Maremma: potenza e struttura rigorosamente bio

di LORENZO FRASSOLDATI
26 ottobre 2022

Vini Tenuta La Cura

Una barba ampia, autorevole, filosofica (lui corregge: “solo maremmana” ). Enrico Corsi è così, vigneron di forte schiatta toscana, innamorato del suo territorio (Massa Marittima), spirituale e colto al punto da dedicare un passito a San Bernardino da Siena (Il Predicatore) e una trilogia di vini a Dante Alighieri. Di più, da indicare l’annata in etichetta in numeri romani, da citare Leonardo da Vinci come claim della cantina. Un afflato legato al nome stesso della azienda, Tenuta La Cura, dal nome di una chiesa del 1786 (Curia Nuova) fatta costruire dal granduca Leopoldo di Toscana quando consegnò ai massetani la strada nuova per andare verso la costa. Il rispetto della terra e dell’ambiente come primo comandamento: la tenuta, grande (220 ettari), è tutta certificata bio e produce non solo vino (26 ettari) ma cereali, frutta, verdura. Le bottiglie prodotte oggi sono 60.000, ampiamente sottodimensionate rispetto agli impianti di vigna, ma prevale la voglia di fare vini preziosi, senza forzature nelle rese, magari legati a progetti solidali e culturali, e con una forte passione per la ricerca. Passione che lo ha portato a collaborare con l’Università di Pisa per un ambizioso progetto di ricerca sull’affinamento dei vini in mare, per confrontare e valutare l’evoluzione della stessa bottiglia in cantina o nell’acqua salata e magari giungere ad una nuova Doc o a una menzione. “Il mare – dice – accelera l’affinamento, leviga i tannini, il vino entra in mare spigoloso ed esce rotondo. Non è voglia di marketing, ma di fare qualcosa di diverso”. Il territorio è quello delle colline metallifere sul golfo di Follonica, detto golfo del Sole, in faccia all’isola d’Elba. Zone calde, benedette da un clima splendido, dove piove poco e la vendemmia finisce (come quest’anno) a metà ottobre. La denominazione è Maremma Toscana Doc e Monteregio di Massa Marittima, territori oggi emergenti con una loro forte identità, ma per decenni dimenticati perché lontani dalle città, “e i vini non avevano mercato”, ricorda oggi Enrico. Lo stile della maison nasce dal rispetto del territorio, quindi potenza, struttura, colore . Tutti vini ‘robusti’. Le principali varietà coltivate sono Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah, Ansonica, Vermentino, Malvasia, Trebbiano e Chardonnay.

Gli assaggi

Il Merlot 2020 è il principe della casa (37 € in cantina). Pluripremiato, affinato in barrique per un anno, intenso (15°) e solare, balsamico, lunghissimo, succoso. Sangiovese La Cura 2018 (33 €), selezione dalle vigne più vecchie, simbolo della Maremma enoica, muscoli (15°) e solarità. Cabernets 2020 , blend dei due Cabernet (sauvignon e franc) , spezie e note balsamiche, polposo, tannini densi e profondi (33 €). Il rosso base (si fa per dire) è BrecceRosse 2020 (16,50 €) , base Sangiovese (con Cabernet e Merlot) , bel equilibrio fra tannini e fresca acidità. Il passito Il Predicatore 2020 (19,50 €) è un vino dolce fatto con l’uva di scarto da Merlot e Aleatico perché nella civiltà contadina “non si butta via niente”. Il bianco Trinus 2021 (Chardonnay, Vermentino, Grechetto) guarda al mare con la sua fresca sapidità (16,50 €). Vedetta 2020 è una speciale selezione di Cabernet Sauvignon dal podere Monte di Muro, prodotto solo nelle annate migliori, ideato per i non vedenti. L’etichetta è scritta in caratteri Braille come tutte quelle della cantina maremmana. Info: www.cantinalacura.it