Suavia, tre sorelle che han fatto un patto: valorizzare ‘I Luoghi’ del Soave Classico

Fittà, Castellaro e Tremenalto. La nuova linea della cantina di Alessandra, Meri e Valentina Tessari propone tre cru espressione di altrettante Unità geografiche aggiuntive della Doc

di MICHELE MEZZANZANICA
1 marzo 2024

Le sorelle Tessari

Son tre sorelle che han fatto un patto, per dirla con Cristina D’Avena. Non parliamo però di tre scaltre ladre, per carità, ma di tre determinate vignaiole: Alessandra, Meri e Valentina Tessari. Il patto è quello di proseguire la tradizione familiare di valorizzazione di un territorio, il Soave Classico, che vanta una lunga ma non particolarmente blasonata tradizione vinicola.

Una storia di famiglia

Terra di quantità, di Trebbiano e di rigogliosa Garganega; terra di grandi cantine sociali che condizionano l’immagine del prodotto nell’immaginario del consumatore. Cantine sociali cui anche la famiglia Tessari conferiva le proprie uve, fino a quando papà Giovanni nel 1982 decide di mettersi in proprio, fondando la propria cantina che chiama Suavia, l’antico nome della città di Soave, cui i Tessari sono visceralmente legati.

Terroir

Paesaggio vinicolo del Soave
Paesaggio vinicolo del Soave

Quarant’anni più tardi le tre sorelle tengono alta la bandiera della qualità, di un certo modo di intendere e interpretare un territorio che nel frattempo si è evoluto, prendendo coscienza del proprio potenziale all’interno di un mercato anch’esso cambiato, con consumatori che bevono meno ma bevono meglio. Espressione massima di questa valorizzazione del Soave Classico è la nuova linea ‘I Luoghi’, tre cru da 2.000 bottiglie ciascuno espressione di altrettante Unità geografiche aggiuntive (Uga), rappresentative di un terroir frettolosamente e genericamente definito vulcanico, senza indagare le diverse sfumature dei suoli che si traducono in espressioni anche molto differenti in bottiglia.

Filosofia

“Questo progetto nasce da un profondo desiderio di interpretare questo territorio che è innanzitutto casa nostra – rivendicano le sorelle Tessari – le tre Uga da cui la linea prende forma rappresentano il Soave nelle sue espressioni più caratteristiche, a partire dalle pendenze ripide, dalle composizioni basaltiche dei suoli fino ad arrivare alla ricchissima biodiversità di quest’area, che attraverso il nostro approccio al biologico cerchiamo di difendere sempre”.

I tre vini

Cofanetto con i tre vini I Luoghi
Cofanetto con i tre vini I Luoghi

I vini, tutti 100% Garganega, sono il Fittà, il Castellaro e il Tremenalto, provenienti da piccoli appezzamenti selezionati all’interno dei 30 ettari di vigne aziendali. Il procedimento produttivo è assolutamente identico dalla vendemmia allo scaffale: vinificazione in acciaio, maturazione sulle fecce per 12 mesi seguita da un lungo affinamento in bottiglia di 24 mesi e tappo a vite. L’unico artefice delle differenze nel bicchiere, al naso e al sorso, deve essere appunto il terreno.

La degustazione

E le note degustative delle annate 2020 restituiscono nel concreto dell’assaggio tutte queste premesse, regalando tre vini molto differenti, uno in particolare. 

Il Fittà, da suolo argilloso, è l’espressione più fedele del Soave Classico, con volume e profondità garantiti dalla costante esposizione al sole delle piante, ben bilanciati tuttavia da un finale fresco e sapido.

Il Castellaro, esposto a Nord in faccia ai Monti Lessini, di sole ne prende invece molto meno. Qui, dove il terreno diventa pietroso e le radici affondano nel basalto, è il vento a sferzare la vigna. Ne nasce un vino più delicato fin dal colore, che si caratterizza per la mineralità e una particolare nota di pepe bianco.

Col Tremenalto torniamo nella comfort zone del Soave Classico, ma con sfumature diverse rispetto al Fittà. Qui il vino ha un naso più pronunciato, di mela cotogna, e il sorso è rotondo, meno lungo e caratterizzato da una spiccata sapidità.