Stajnbech, Rebecca Valent da enologa all'Enologa

di RAFFAELLA PARISI
1 febbraio 2024

Rebecca Valent enologa

Scorre il vino nelle vene di Rebecca Valent che 'gattona' tra i vigneti di Pramaggiore, tra Venezia e Trieste, in un terreno anticamente chiamata il Vigneto della Serenissima.

Vigneti Stajnbech

E' tra questi filari che Rebecca è nata ed è cresciuta. Ventisette anni quasi tutti passati a nutrire la sua vocazione a coltivare i grappoli d'uva e a produrre vino. Ma soprattutto a preservare il vigneto piantato nel 1990 da Giuliano Valent e Adriana Marinatto che produce vini artigianali seguendo, come stella polare, il motto della famiglia: 'Coltiviamo Armonie'. L’area in cui sorge la cantina Stajnbech,  al confine tra Veneto e Friuli, gode di un clima temperato che unito al suolo ricco di argille grigie consentono alla vite la sua massima espressione. Dai 17 ettari di uve di proprietà, rigorosamente selezionate, si producono vini di alta qualità, ottenuti ponendo molta attenzione al rispetto dell’ambiente sotto il segno dell’ecocompatibilità, in vigneto come in cantina. Le linee di produzione si dividono in Superiori e Classici ai quali si aggiungono anche le bollicine con il nuovo metodo classico pas dosé, un Prosecco Doc, un Rosè e alcuni distillati della tradizione. Negli anni, Stajnbech si é affacciata con successo al mercato internazionale, dove oggi gode di un posizionamento ben definito. La personalità dei vini ha conquistato nel tempo un pubblico di esperti e intenditori, raccogliendo importanti consensi ai più prestigiosi concorsi enologici.

La sede della cantina Stajnbech

Rebecca, quarta generazione, studia lingue al liceo e Viticoltura ed Enologia all’università degli Studi di Udine e lavorata in una cantina in California come assistente enologo. Torna a casa e nasce l'Enologa, un blend ottenuto da uve Tocai (60%) e Chardonnay (40%), proveniente dai terreni del Lison Classico Docg, ricchi di argilla e caranto. Il processo di vinificazione avviene con criomacerazione in pressa, pigiatura soffice e fermentazione a temperatura controllata, sottoposto a frequenti batonnage e decantato a freddo, affinato poi in botti di acciaio inox e rovere francese. Il suo colore è giallo paglierino e al naso il Tocai fa da padrone con la sua mandorla e il glicine, mentre il Chardonnay ha note fresche di agrumi e ananas. “Un’idea che ha preso forma lentamente, quasi in sordina - dichiara Rebecca Valent - ai tempi degli studi universitari, quando io stessa, non riuscendo a riconoscersi in un titolo, continuavo a definirmi ‘assistente enologo’. Volevo che questa mia creazione rispecchiasse al 100% la mia personale idea di vino ma al contempo desideravo lavorare a un prodotto che non ci fosse ancora in azienda. Un blend di bianchi che rispettano le varietà del territorio: l’autoctono e l’internazionale. Il Tocai Friulano che occupa una parte speciale nel mio cuore e lo Chardonnay, un vitigno coltivato in tutto il mondo che riesce a trovare grande espressione ovunque. Ricercavo inoltre un nome che potesse trasmettere un messaggio oltre il vino stesso. Lungo il percorso di progettazione ho capito che ogni donna, di qualsiasi settore, poteva identificarsi nelle parole che compongono l’etichetta. Ogni bottiglia numerata de L’Enologa vale come un passo in avanti verso l’equità delle donne nel mondo del vino e oltre”. "C’è una generazione di giovani donne – prosegue l'enologa- che sta crescendo con l’idea di creare una realtà vitivinicola o di seguire quella familiare. Le donne stanno portando valore al mondo del vino Italiano. Io faccio parte di Sbarbatelle: un gruppo che ad oggi conta 160 giovani produttrici provenienti da tutta Italia e vedo una carica e un potenziale immensi in noi. Unite, facciamo capire al di fuori che il mondo del vino ha bisogno di parità di genere”.