Quasi
150 anni di storia che si snodano attraverso
cinque generazioni, un fatturato da oltre 100 milioni e una produzione da
oltre 20 milioni di bottiglie che la pone tra i
big del Prosecco, di quello Doc in particolare, la denominazione più diffusa e conosciuta del vino italiano.
Nuovi territori
Una potenza,
Serena Wines 1881, oggi nelle mani di
Luca Serena, quinta generazione appunto, amministratore delegato dell’azienda che vede il padre Giorgio presidente. Una storia intrinsecamente e orgogliosamente veneta, con il core business nella Glera spumantizzata ma che vanta anche una non trascurabile produzione di
vini fermi, circa
un milione e mezzo di bottiglie, dove anzi sono in arrivo le novità più interessanti. “Dobbiamo ridefinire politica dei nostri vini fermi – anticipa Luca Serena – abbiamo sempre fatto vini della tradizione veneta per completamento di gamma, ma le nostre Doc e Igt da vitigni internazionali hanno poco appeal sul mercato. Vogliamo quindi
ampliare il nostro portfolio, rimanendo sempre in Veneto ma investendo in zone più conosciute e
riconoscibili anche all’estero”. Due le zone individuate, dove sarebbero già in corso trattative: il
Soave bianchista e la
Valpolicella rossista.
Ville D’Arfanta
Tornando invece all’universo Prosecco, Serena Wines sta spingendo molto sul progetto
Ville D’Arfanta, la linea più prestigiosa dei vari marchi con cui l’azienda commercializza le celebri bollicine trevigiane. “Produciamo circa
600mila bottiglie fra
Docg Superiore e Doc – racconta l’amministratore delegato – vendute ancora prevalentemente
in Italia, che rappresenta circa il 55% del mercato, ma
l’estero è in crescita. Pesa il brusco declino della Gran Bretagna dopo la Brexit ma possiamo contare sui nostri mercati storici europei, come la Germania, e ci stiamo muovendo bene negli Stati Uniti”.
Al brand Ville D’Arfanta è legato anche
progetto di hospitality lanciato lo scorso giugno nell’omonima frazione sulle
colline di Tarzo, nel cuore della Docg del Prosecco. Qui, in due
case coloniche circondate da quattro ettari di vigneti, gli ospiti possono sorseggiare i vini dell’azienda e dedicarsi a varie attività, dallo yoga in vigna ai tour in e-bike.
Le altre linee
Se Ville D’Arfanta è il fiore all’occhiello della produzione,
i grandi numeri arrivano dalle altre linee, che prevedono anche la gamma bio e rosé, perché per un grande gruppo è importante soprattutto andare a
coprire tutte le nicchie di mercato. Lo sa bene Luca Serena che, più
uomo d’affari che vigneron, vende bottiglie e non fumo. “La fortuna del Prosecco è essere
accessibile alla massa – dice – sia come gusto, perché è bevibile e immediato, sia soprattutto come prezzo. Negli ultimi tempi, per una serie di fattori, ha avuto un
posizionamento di mercato forse un po’ eccessivo, che prevedo nei prossimi anni andrà ad assestarsi”.
Bio e rosè
Il
biologico? “Prodotto
in crescita, tanti importatori la chiedono ed è importante averla, ma varia molto da mercato a mercato. In Francia ad esempio è molto richiesta, da noi o in Germania molto meno: nella somma dei mercati, quindi, parliamo di qualcosa
intorno al 4% per quanto ci riguarda”. Il rosè? “Quando è partito il primo anno, nel 2020, noi c’eravamo con 1,8 milioni di bottiglie. Ad oggi
il volume è quasi dimezzato, siano incontro al milione: dopo l’entusiasmo iniziale,
il consumo è in calo”.
Bollicine francesi
Infine, in cauda Champagne. Già, perché Serena Wines è anche proprietaria del marchio
Champagne De Vilmont, acquistato nel
2007 assieme alla tenuta (quest’ultima venduta lo scorso apirle). “Sbarcare nella Champagne era
il sogno di mio zio Gerardo, mancato nel 2015 – racconta il nipote Luca -. Così, quando questo barone francese dismetteva chateau e marchio, abbiamo colto l’occasione e oggi siamo
Négociant manipulant di Champagne,
sottozona Rilly-la-Montagne”. La produzione è piccola, circa
50mila bottiglie complessive di tutte e quattro le referenze, destinata esclusivamente al
canale horeca italiano. Una
prestigiosa nicchia per aggiunger alla gamma spumantistica il metodo classico. Anzi, champenoise.