Paleo Le Macchiole, la Bordeaux d’Italia guarda alla Borgogna: il Cabernet Franc simbolo di Bolgheri
Un’impostazione borgognona nella Bordeaux d’Italia. Non un’abiura, se è vero che la stragrande maggioranza delle 190mila bottiglie che escono dalla cantina sono blend, ma la testimonianza che a Bolgheri anche il monovarietale può avere la sua dignità.
E’ il messaggio lanciato da Le Macchiole, una delle storiche aziende della rinomata costa livornese, che già a metà anni Novanta aveva intrapreso questa strada con il Messorio (100% Merlot) e lo Scrio (100% Syrah). Ma è con il Paleo, il vino bandiera della cantina creato nel 1989, che avviene la vera svolta, nel 2001, quando viene eliminato il Cabernet Sauvignon per produrre un Cabernet Franc in purezza. Un azzardo, a maggior ragione se condotto sulla bottiglia più rappresentativa della gamma aziendale, ma 23 vendemmie più tardi si può dire che la scelta è stata vincente e lungimirante. “L’essenza di Bolgheri rimane il taglio bordolese e non lo rinneghiamo – dice Cinzia Merli, titolare della cantina – ma allo stesso tempo riteniamo che il Cabernet Franc possa diventare il vitigno simbolo di questo territorio, perché qui assume caratteristiche uniche che ben lo definiscono, pur trattandosi di un vitigno internazionale”. Il lavoro per esaltarle, queste caratteristiche, è certosino e scientifico. “Abbiamo 7 appezzamenti di Cabernet Franc – spiega Merli – tre dei quali utilizzati per produrre il Paleo, cui presto se ne aggiungeranno altri due di recente impiantazione. Questa diversità pedoclimatica e di suoli, che racchiude la singola espressione della stessa qualità, ci permette di ottenere ogni anno il vino che desideriamo, attingendo più ad uno rispetto che all’altro a seconda delle annate”. Ma cosa significa, in concreto nel bicchiere, la ‘bolgheresità’ del Cabernet Franc? “Ci sono esempi, soprattutto in Italia, di vini spigolosi e acerbi, anche per gli intrinsechi problemi di maturazione di questo vitigno. Nel Paleo, invece, ricerchiamo quell’eleganza e quella finezza che sono molto bolgheresi. Facciamo poca estrazione, per evitare i tannini verdi e ottenere un vino morbido e suadente, cercando di limitare l’utilizzo del legno e ricorrendo a materiali alternativi come il cemento, anche per assecondare l’evoluzione dei gusti del consumatore”.
Nel corso degli anni la superficie di Cabernet Franc, nei 30 ettari vitati de Le Macchiole, è passata dal 7% al 16%. La strada del Paleo del nuovo millennio è dunque tracciata e irreversibile, quale espressione di quello che Cinzia Merli si augura diventi l’autoctono d’adozione di Bolgheri. “Siamo stati i primi a credere nel Cabernet Franc in purezza e per alcuni anni siamo stati anche gli unici – racconta la produttrice – ora a Bolgheri siamo in 16 a farlo e la cosa mi fa piacere, perché significa che la strada intrapresa era quella giusta e perché un po’ ci concorrenza è di stimolo e confronto per tutti”.