Maurizio Danese, nuovo ad di VeronaFiere: "Investimenti straordinari per la promozione all’estero"

di BEPPE BONI
3 aprile 2023

danese

Maurizio Danese, da nuovo amministratore delegato di VeronaFiere qual è il posizionamento del brand Vinitaly oggi? «Vinitaly è un brand che ha accompagnato l’evoluzione e la crescita del vino italiano nel mondo. Questo è un dato di fatto che lo posiziona a livello internazionale. In particolare, sotto l’impulso della nuova governance della Fiera, stiamo accelerando per rinsaldare il ruolo all’interno del sistema promozionale del vino italiano, grazie anche al potenziamento di tutta la rete di relazioni, anche istituzionali, sui diversi mercati. I dati della manifestazione di quest’anno, che vedono il quartiere al completo con oltre 4mila aziende vinicole, ribadiscono la centralità di Vinitaly in Italia e all’estero. Nel recente roadshow straordinario, sia in termini di investimento che di organizzazione, abbiamo avuto prova che la manifestazione è riconosciuta come un brand di promozione globale del vino tricolore. Per questo, il piano industriale a medio termine prevede l’intensificazione di una progettualità sempre più declinata all’internazionalizzazione, al potenziamento delle opportunità di business in fiera unitamente al miglioramento dei servizi online e offline. Alcuni risultati saranno già evidenti in questa edizione, altri dal 2024. Il percorso del rinnovamento non è mai improvviso e improvvisato in considerazione anche del contesto geopolitico complesso in cui operiamo». Come avete incrementato la promozione all’estero? «Per il 55° Vinitaly abbiamo messo in campo investimenti straordinari, economici e organizzativi, per realizzare una campagna di promozione senza precedenti sulle principali aree di destinazione del vino italiano, tra consolidate ed emergenti, in piena sinergia con Ice, sistema camerale all’estero e Ambasciate, oltre alla rete dei nostri delegati. Il risultato è già evidente. A Vinitaly ci saranno più di 1000 top buyer selezionati, invitati e ospitati dalla fiera da 68 Paesi: +43% sul 2022. A questi, ovviamente, si aggiungeranno le migliaia di operatori professionali italiani ed esteri. L’anno scorso furono 88mila, con una incidenza internazionale del 28%, la più alta di sempre». Quali sono i mercati esteri che possono crescere? «Tutta l’Asia con il colosso Cina in testa ma non solo. Infatti, si tratta di un’area complessiva che sta dimostrando segnali di crescita importanti da Singapore al più maturo Giappone, dal Vietnam fino alla Corea del Sud. Anche l’Est Europa è in forte ascesa ed esprime nuove potenzialità. In una visione di prospettiva, anche l’Africa potrà riservare buone performance al settore. Questi mercati saranno tutti rappresentati dal contingente degli oltre 1000 top buyer a Verona. Come si può notare, la mappa del roadshow straordinario non è stata dettata dal caso». I buyer stranieri mostrano più interesse verso i bianchi o verso i rossi? «Gli ultimi dati export 2002 vedono una contrazione dei rossi che chiudono a -4% a volume e +4% a valore, contro il +12% dei bianchi. In particolare, sui rossi, risultano in riduzione i volumi nelle fasce di posizionamento più basse (sotto i 3 euro), mentre tengono molto bene e anzi risultano in buona crescita i vini premium, in particolare piemontesi (+9%), veneti (+4%) e toscani (+6%). I frizzanti cedono il 7% in volume ma guadagnano il 6% a valore». Quante sono le regioni italiane rappresentate? «A Vinitaly ci saranno tutte le regioni rappresentate, attraverso le collettive dei consorzi, delle stesse regioni e delle aziende espositrici dirette. Oltre all’offerta italiana registriamo anche un aumento di interesse da parte di aziende straniere provenienti da più di 30 nazioni, che hanno scelto Vinitaly quale loro vetrina promozionale per posizionarsi anche nel nostro Paese». Cosa chiedono gli espositori al Vinitaly di oggi? «Chiedono un rinnovamento in chiave funzionale e di servizio. Anche in questo caso già da quest’anno ci saranno delle importanti novità che ci introdurranno in un percorso sicuramente più smart, a partire dall’inaugurazione. Non solo. Abbiamo deciso di non inserire la tradizionale quanto esclusiva cena di gala nel palinsesto degli eventi istituzionali di Vinitaly. Una scelta che segna un cambio di passo rispetto al passato. Vogliamo privilegiare le occasioni di business in linea con la missione di Vinitaly. Questo non significa che non ci saranno occasioni di incontro in formato light. Infatti, abbiamo ideato Vinitaly & the Night, una serata per buyer, espositori e giovani produttori in programma al Palazzo della Gran Guardia martedì 4 aprile, in modalità open dalle 20 alle 24». Chi è il visitatore tipo della manifestazione? «È un visitatore professionale sempre più profilato e selezionato come nel caso dei top buyer». Che significato ha nella strategia della rassegna il fuori salone Vinitaly and the city? «La scelta di demarcare sempre di più l’area business in fiera da quella per gli appassionati in città con l’organizzazione del fuori salone nasce proprio da una visione comune e condivisa con le nostre aziende espositrici. Come detto, Vinitaly è una manifestazione internazionale per operatori e professionisti del settore e lo sarà sempre di più anche in futuro. In quest’ottica, Vinitaly and the City abbraccia i wine lover, che sono ovviamente importanti, con un palinsesto artistico, culturale e di tasting guidati per scoprire l’eccellenza delle nostre produzioni». Secondo lei perché vale la pena oggi di investire nel mondo del vino? «Soprattutto negli ultimi anni, il vino ha dimostrato di essere un asset in costante crescita, oltre che principale fattore vincente del made in Italy. Di sicuro non si tratta di un investimento con ritorni a breve e medio termine. Ma il settore è sicuramente in salute e il valore fondiario dei suoi territori rappresenta una motivazione interessante anche in questa direzione».