Mannucci Droandi, l'anima bio e rurale della Toscana fra vino e olio

di LORENZO FRASSOLDATI
18 novembre 2022

Mannucci Droandi

Sangiovese, olio extravergine, grani antichi, uova da galline ruspanti livornesi. Tutto bio. E 50 ettari di boschi attorno per tutelare ambiente e biodiversità. Tra Valdarno Aretino e Chianti Classico l’azienda Mannucci Droandi nasce dalle tradizioni agricole e vinicole di due famiglie, i Mannucci, piccoli proprietari terrieri in Valdarno già dai primi del 19° sec. e i Droandi, dal 18° sec. agricoltori in Carmignano e poi a San Giustino Valdarno. L’azienda oggi consiste di due corpi principali. Il primo, il podere Campolucci con una grande casa colonica è tuttora il centro aziendale ed ospita la cantina, circondato da vigneti e da oliveti specializzati. Campolucci è situato sulle pendici orientali dei Monti del Chianti (comprensorio del Chianti, sottozona dei Colli Aretini) ad un’altitudine di 250 m.s.l.m., sulla sommità di una collina esposta a Sud che guarda l’antico borgo fortificato di Caposelvi, nei pressi di Mercatale Valdarno. Il secondo corpo è il podere Ceppeto, costituito da vigneti e da oliveti piantati attorno ad una grande casa colonica di pietra squadrata (edificata nel 18° secolo sui resti di un antico romitorio) sul versante est dei Monti del Chianti (comprensorio del Chianti Classico) e più precisamente sulla pendice Sud (a 400 m.s.l.m.) della collina dominata dal castello di Starda (Comune di Gaiole in Chianti). Il totale dei vigneti è 22 ettari. Una cantina che nel vino e nell’olio ritrova una atmosfera di ruralità toscana che si conferma nella ruvida simpatia della coppia di proprietari: Roberto Droandi , responsabile vigneti e cantina, e Maria Grazia Mammuccini , proveniente da un’antica famiglia di agricoltori, da sempre impegnata nel biologico (è presidente nazionale di Federbio). Certificata bio dal 2020, la cantina Mannucci Droandi punta sui vitigni autoctoni e sull’identità territoriale, coniugando coniugando tradizione e innovazione. Con l’Unità di Ricerca per la Viticoltura di Arezzo è nato un vigneto sperimentale nel quale sono stati piantati vecchi vitigni un tempo diffusi nella zona ed ora a rischio di estinzione. Da alcuni dei vitigni più interessanti, come Foglia Tonda, Barsaglina, o Pugnitello sono nate bottiglie interessanti , in uvaggi o anche in purezza. Le bottiglie prodotte sono 60.000 , il 60% all’export e il 30% alla vendita diretta. La linea principale prevede cinque tipologie di vino: il “Rossinello” Toscana Sangiovese Rosato Igt, il Chianti Colli Aretini Docg , il “Ceppeto” Chianti Classico Docg e il “Ceppeto” Riserva, e il “Campolucci” Toscana Igt. La linea “Vini della memoria” invece conta tre produzioni già consolidate come il Pugnitello, il Foglia Tonda e la Barsaglina, mentre ne sono in arrivo altre come il Mazzese e il Lacrima del Valdarno. Vini provenienti da vecchi vitigni autoctoni un tempo diffusi nella zona ed ora a rischio di estinzione.

Gli assaggi

Il Chianti Colli Aretini 2020 (Sangiovese 90%, Canaiolo 5% e altri) è un entry level di tutto rispetto, piacevolezza, sapidità, freschezza e grande rapporto qualità/prezzo: 9€ . Il Ceppeto Chianti Classico 2019, espressione della terra di Gaiole, è un bel equilibrio tra legno e vetro per un sorso fine, elegante, davvero ‘classico’ (13 €). Tra i vini della memoria colpisce il Foglia Tonda 2018 da uve autoctone senesi quasi estinte. Vinificate in purezza (una rarità), due anni fra legno e vetro, l’esito è da applausi: tannini eleganti, freschezza , si sente l’impronta del Sangiovese ma come alleggerita. Bevibilità e longevità assicurate (19 €). Infine un bel bianco, il Campigliole 2021 , cru di Trebbiano toscano e Malvasia (9 €) e il Vinsanto del Chianti Classico ‘Ceppeto’ , fatto alla maniera tradizionale con le uve appassite lentamente sui cannicci, affinate nei caratelli piccoli e “sulla madre” ereditata dai nostri antenati, senza aggiunta di lieviti. Aromatico, elegante, dolce e asciutto nello stesso tempo. Info: www.mannuccidroandi.it