Lascia il lavoro in azienda per tornare alla viticoltura (e vita) eroica dell'Isola del Giglio: la scelta di Milena Danei
Enologa di professione e gigliese di nascita, dopo aver girato il mondo tra Francia, Nuova Zelanda e Cile, è tornata alle sue origini per produrre vino, tra terrazzamenti a picco sul mare e la difficoltà di vivere su una piccola isola
Guai a chiamarla Giglio. Per loro è l’Isola (con la lettera maiuscola). Un nome comune che, per le donne e gli uomini che la abitano, diventa proprio e assume un significato speciale e talvolta inafferrabile per chi vive sulla terraferma. A circa un’ora di navigazione da Porto Santo Stefano in provincia di Grosseto, l’Isola del Giglio è una delle perle dell’arcipelago toscano e, oltre a una straordinaria ricchezza in termini di patrimonio ambientale e biodiversità, custodisce storie di donne e uomini che l’hanno scelta per ricominciare a vivere (lentamente). Tra loro c’è la poco più che quarantenne Milena Danei, enologa di professione e gigliese di nascita.
Dalla Francia al Cile, poi il ritorno alle origini
Quella di Milena Danei è una storia che fa sognare e permette di credere che tutto sia davvero possibile. Dopo aver girato il mondo tra Francia, Nuova Zelanda e Cile e aver messo al sicuro il futuro con un lavoro da dipendente in Toscana, qualche anno fa ha deciso di mollare tutto e tornare alle origini, prendendosi la briga di coltivare le terre della sua famiglia e vivendo a poco meno di 12 miglia marine dalla costa. A sostenerla e seguirla nella scelta il compagno di vita, come lei enologo, conosciuto durante il soggiorno in Cile. Con i suoi due figli, Milena passa le giornate dividendosi tra le sette vigne sparse per l’Isola, per ragioni climatiche tutte collocate nella zona settentrionale.
Agricoltura “eroica”
Un’agricoltura, quella di Milena, definita dagli addetti ai lavori “eroica”, seppur ancora non formalmente riconosciuta come tale. L’isola del Giglio è nota per l’assenza di terreni in piano. Una caratteristica morfologica che rende ogni genere di attività agricola assai complessa. I vitigni di Milena, come quelli degli altri produttori, si arrampicano - letteralmente - su terrazzamenti che lambiscono i fianchi dell’isola. Un’opera di ingegno affascinante e complessa, che richiede uno sforzo non indifferente sia da parte di viticoltrici e viticoltori che dei vitigni stessi. Una forma di resilienza che permette di produrre vini di qualità conosciuti e riconosciuti nel mondo.
L’ansonaco di Milena Danei, varietà tipica dell’Isola e, più in generale, della zona meridionale della provincia di Grosseto, è un vino che in ogni goccia racchiude il sacrificio di una donna che, da sola, giorno dopo giorno, ha realizzato il sogno di avviare un’attività propria, l’azienda “Parasole”, tra mille difficoltà. “Sono felice perché quelle bottiglie sono le mie”, dice sorridendo Milena alla classica domanda sul bilancio - a oggi - della sua vita.
“Strulli”, il vino che realizza nell’azienda che prende la denominazione dal soprannome dato al nonno come da tradizione gigliese, dimostra quanto lasciarsi alle spalle le imposizioni sociali e credere nella possibilità di poter vivere in maniera diversa, meno frenetica e, soprattutto, più connessa con la natura e i suoi tempi è davvero possibile. Una osmosi necessaria, se si pensa che i vitigni di Milena vengono irrigati solo quando il clima e le piogge lo consentono e si adattano anche a temperature estreme.
Le conseguenze del cambiamento climatico
Nell’ultimo periodo, a rappresentare una criticità niente affatto da sottovalutare sono proprio loro, i fenomeni estremi. La forsennata corsa della crisi climatica fa sentire il suo morso anche sull’Isola e le conseguenze in campo si toccano con mano. Nonostante ciò, Milena Danei rivendica con orgoglio la sua scelta e guarda le proprie vigne con gli occhi di chi sa di aver imboccato la strada giusta. “Vivo giorno per giorno, non so cosa succederà domani, di certo non posso pianificare i prossimi anni”, così Milena Danei risponde alla domanda sul futuro.
Cosa significa vivere su un’isola
“Certo, vivere sull’Isola non è facile. Le scuole superiori non ci sono, i giovani - ha spiegato - sono costretti ad andarsene per studiare e, con loro, spesso lo fanno anche le famiglie. Dei quasi millequattrocento residenti, in inverno nei nostri centri abitati ne resteranno poco più di seicento. Nelle scuole i bambini sono sempre di meno e le pluriclassi sono le uniche soluzioni per tenerle in vita. Quest’anno, i nuovi nati saranno solo cinque. Questi dati influiscono moltissimo sui servizi che l’Isola offre. D’estate, tutto cambia volto e i turisti portano economia e vivacità. Nei mesi invernali, la situazione è totalmente diversa. Utile sarebbe individuare strategie e soluzioni attraverso cui rendere la vita di chi sceglie l’Isola più facile, a partire dalla garanzia dei collegamenti con la terraferma e delle relative coincidenze con i mezzi pubblici.” A sentirla parlare della quotidianità, si ha l’impressione che quella di Milena non sia solo un’agricoltura ma anche una vita eroica, quella di donne e uomini che amano la propria terra e sanno che lasciarla significherebbe abbandonarla. Una bellissima ostinazione che ha estrema necessità di trovare nelle istituzioni senso di responsabilità e sensibilità nei confronti di chi si fa carico di evitare lo spopolamento di angoli meravigliosi del nostro Stivale. “Ai giovani consiglierei di prendere in considerazione l’idea di fare la mia stessa scelta. Sull’Isola c’è posto per tutti. Viverla, viverci, lavorarci non è facile, ma dona moltissime soddisfazioni e consente di guardare il mondo con altri occhi”, ha detto Milena, tra una terrazza e l’altra del suo vigneto in una bellissima giornata di sole con l’isola di Montecristo all’orizzonte.
In un tempo in cui la vita slow appare come l’unica soluzione per stare alla larga dalle esasperazioni dei tempi moderni, quella di Milena Danei è la prova che scegliere di invertire l’ordine delle priorità “secondo natura” è ancora possibile. Certo, per stare al passo dell’Isola ci vogliono spirito di adattamento e allenamento, tra terrazzamenti e collegamenti con la terraferma (e il mondo che corre veloce), ma, a giudicare dalle parole di chi ha intrapreso questo cammino, il rapporto costi-benefici sarebbe sicuramente positivo.