La ripartenza. Il nostro vino vola, un ambasciatore di tutto il Made in Italy

di BEPPE BONI
3 aprile 2023

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Lo stato dell’arte del vino italiano dopo le incertezze del post Covid, le spallate del caro energia e il rallentamento di alcuni mercati dovuto alla guerra quasi sulla porta di casa, vive comunque una new wave di grande entusiasmo. Lo dicono i numeri dell’export che si è risvegliato pur senza aver mai avuto flessioni preoccupanti, lo confermano le cifre di Vinitaly che registra l’arrivo di una marea di buyer stranieri (Cina in testa anche qui in competizione con gli Stati Uniti), lo sottolinea l’espansione di prodotti con le bollicine (prosecco docet) e dei grandi rossi che seducono i mercati nord americano e asiatico. Dunque il vino italiano vola nonostante le creative decisioni dell’Europa che adesso consente di inserire in etichetta allarmistici avvertimenti sulla presunta pericolosità del tasso alcolico senza distinguere fra uso e abuso. Per ora ha seguito questa impropria indicazione solo la solitaria Irlanda, mentre mezzo mondo apprezza la qualità delle bottiglie italiane e sostiene la cultura del consumo responsabile. Contro questi fantasiosi e inutili allarmi anche il ministero dell’Agricotura (Mipaf) sostiene con forza i prodotti di casa nostra. La civiltà del bere è conclamata e si porta dietro una prospettiva che va dal turismo enologico, alla narrazione dei territori, due aspetti che per l’Italia sono fondamentali e che si sposano con la teoria che il vino è anche cultura e racconto della terra madre di una nazione. Bravo il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida che con un piccolo colpo di teatro e per ribadire il concetto porta a Verona due grandi dipinti, il Bacco adolescente di Caravaggio e il Bacco fanciullo del bolognese Guido Reni in collaborazione con il Ministero della cultura e della Galleria degli Uffizi di Firenze. Una mossa che, al di là dell’effettivo interesse per le due opere, serve a consolidare l’idea e il concetto che intorno al comparto economico del Made in Italy si muove un mondo che è anche storia e narrazione, presupposti utili per sostenere il comparto del turismo fatto di accoglienza e di cultura, appunto, del vino. Visitare le vigne di Montalcino o le colline del prosecco (Conegliano - Valdobbiadene) patrimonio Unesco non è solo alzare il calice per un brindisi esclusivo, ma significa anche conoscere e capire l’umanità e l’anima del nostro Paese. G li stranieri non solo comprano e consumano bottiglie italiane a casa loro, ma quando vengono in Italia frequentano con passione agriturismi e aziende produttrici che sanno offrire soggiorni cosiddetti esperienziali. Bisogna spiegarlo e ribadirlo a chi ancora oggi, sbagliando, accosta il vino al timore dello sballo. Non c’è nulla di più errato. Lo testimoniano i numeri che descrivono il mercato dell’export dove il nostro prodotto è considerato un elemento distintivo e di qualità, un ambasciatore del Made in Italy.