I sommelier in campo, Camilli: "Alziamo l’asticella e puntiamo sull’enoturismo"

di LETIZIA GAMBERINI
3 aprile 2023

Dinner, Pouring the Wine

Sandro Camilli, questo è il suo primo Vinitaly come presidente Ais, l’Associazione italiana sommelier. Quali sensazioni ci sono alla vigilia della Fiera di Verona? «Il Vinitaly resta la fiera internazionale più importante in Italia per il mondo del vino. Devo essere sincero, da quello che sento, la pandemia ha lasciato il segno e fra le aziende c’è voglia di tornare alla normalità. Interessa molto il mercato internazionale, con pagamenti sicuri: le aziende dunque cercano la garanzia di un’importante affluenza di buyer internazionali. Quest’anno sarà un banco di prova per la manifestazione, per alzare sempre di più l’asticella verso la qualità, con tutte le opzioni di mercato che si possono creare». Ha citato la pandemia: come sta ora il mondo enologico dal suo punto di osservazione? «L’interesse nei confronti del vino è sempre maggiore, il trend è in crescita, con sempre più giovani che si avvicinano a questo mondo. Dobbiamo essere bravi: mi riferisco agli enti, ai consorzi e a noi che facciamo comunicazione e formazione. Servono leggi speciali sull’enoturismo per intercettare tutte queste persone interessate. In questo modo eleveremo sempre di più la cultura e non il consumo del vino. Alzando l’asticella, si andrà sempre di più verso un costume consapevole e di qualità». Negli ultimi mesi si è parlato del ‘caso- Irlanda’ e le etichette con le indicazioni sanitarie. «Un altro dramma, che senso ha scrivere su un’etichetta che l’alcol fa male? Tante cose, se non le mangiamo nella giusta misura, fanno male. Perché il vino deve subire una campagna mediatica terroristica? È inconcepibile. E perché dobbiamo penalizzare un elemento fondante del settore agroalimentare?». Parlava di una legge sull’enoturismo. «Sarebbe importantissima, servono progetti seri di incoming, per far conoscere i nostri meravigliosi territori, creati dalle persone. Sarebbe sufficiente che la gente venisse e vedesse dove vengono prodotte eccellenze... si innamorerebbe. La legge sarebbe fondamentale per la promozione del vino, che è un simbolo». Ci sono delle tendenze in questo momento nei consumi e, in generale, nei gusti delle persone? «Assieme al clima, sta cambiando il modo di mangiare e di bere. Ovviamente ci aspettano sempre più annate siccitose, con eventi atmosferici sempre più corti e violenti. Sicuramente, dunque, andremo sempre di più verso vini un po’ più sottili, leggeri, più eleganti, meno muscolosi e che facilitino la beva, possibilmente meno alcolici e più facili da abbinare». Quindi bianchi e bollicine? «Consideri che, non a caso, quasi ogni azienda ormai fa uno spumante, con qualsiasi vitigno, anche non canonico. Sono vini che completano la gamma e a volte fanno da locomotiva». Dalla scorsa estate è presidente dell’Ais, che realtà ha trovato all’inizio del mandato? «Una realtà in salute: viaggiamo verso i 45mila soci, abbiamo 150 delegazioni in tutte le regioni. Il nostro core è la formazione sempre più specializzata, con corsi e master successivi per creare figure professionali. Tante persone, dopo aver finito i corsi hanno cambiato vita, aperto enoteche... si apre un mondo e non si finisce mai di imparare. I professionisti che frequentano non sono la maggioranza rispetto a chi segue i corsi per passione, ma siamo felici, perché ogni persona che intercettiamo si porta a casa un patrimonio culturale». Nell’ultima edizione della guida ’Vitae’ che realtà avete premiato? «Un dato semplice: abbiamo inserito un po’ più di aziende. Ogni anno, in tutte le regioni, registriamo eccellenze, anche sconosciute, anche perché sono tantissimi i giovani che sono tornati all’agricoltura con grandi competenze. Dopo avere studiato all’estero, hanno ripreso in mano le aziende di padri e nonni e le hanno ‘ribaltate’».