Le Contrade, il cuore dell'Etna: tempo e fatica per vini magmatici

Un unicum climatico caratterizza questo territorio plasmato dal vulcano, regno del Nerello Mascalese ma anche del bianco Carricante. Come dimostra lo Sciaranuova, novità di Tenuta Tascante

di CAMILLA GARAVAGLIA
7 gennaio 2025
L'agronomo Michele Brusaferri alla tenuta Tascante

L'agronomo Michele Brusaferri alla tenuta Tascante

Vista dall’alto, la mappa orografica dell’Etna ha la forma di un cuore umano. E non solo perché, chilometri più sotto, la camera magmatica non smette, da sempre, di pulsare: la sagoma della montagna ricorda proprio un cuore, lo si nota anche guardando da lontano le etichette di Tenuta Tascante, scommessa etnea di Tasca d’Almerita.

Mappe orografiche, ma anche della memoria, stampate in monocromatico su quasi tutte le etichette delle Contrade, come a voler marcare un territorio e un lessico famigliare fatto di uve, pendenze e gesti ripetuti all’infinito. “La montagna ci ha sedotti” aveva detto Alberto Tasca nel 2007, quando è nato il progetto Tascante - i calembour non andrebbero spiegati ma, ad ogni modo, – ante è Etna al contrario - come sintesi dell’idea di vigneto sul vulcano più alto d’Europa della famiglia Tasca. L’Etna non è però solo un vulcano: è un unicum climatico dove le temperature montane e la vicinanza del mare creano una sacca di biodiversità meritevole di tutela e che mettono la vite nelle condizioni migliori per produrre vini eleganti, sapidi e pronti all’invecchiamento (non così per i vignaioli, che la montagna non mette affatto nelle condizioni migliori d’operare: da sempre, la viticoltura sull’Etna è eroica, faticosa e tenace).

La tenuta e l'accoglienza
La tenuta e l'accoglienza

Impossibile ignorare la composizione del terreno, che qui cambia moltissimo anche a distanza di pochi metri: basta una sciara, cioè il residuo di una colata lavica, per modificare l’impatto del suolo sul calice. Le Contrade Tascante sono perciò ciascuna l’espressione di un micromondo estremamente riconoscibile.

Le Contrade

Per riconoscerle, le Contrade vanno prima conosciute. Le presentiamo, consapevoli del fatto che il miglior rendez-vous è quello con il calice (magari durante una delle degustazioni orizzontali che la cantina propone).

L'orizzontale delle Contrade
L'orizzontale delle Contrade

Contrada Sciaranuova VV (2019)

Lasciarla per ultima, come creanza vorrebbe, è un delitto. VV sta per vigne vecchie, da impianti del 1960, custodite in una sorta di hortus conclusus a 730 metri slm sorto su formazioni di origine vulcanica di età compresa tra i 40.000 e 4.000 anni. 100% Nerello Mascalese, che riposa in botti di rovere di Slavonia da 12 hl per 12 mesi (la scheda puntualizza: il 30% passa in tonneaux da 300 litri di rovere francese di terzo passaggio per 12 mesi). Il risultato è un campione dell’evoluzione, dove l’arancia Sanguinella - testimone di franchezza nel Nerello Mascalese - viene ammansita da spezie bianche e sentori di rosa canina. Viene prodotto in un numero limitato di bottiglie, e beato chi se le beve.

Contrada Sciaranuova

Anche qui parliamo di terreni antichi, formati a suon di colate laviche già a partire da 40mila anni fa. Stessa vinificazione del VV per uve più giovani e che però giovano di altitudine e terreni simili: note di bosco, dai frutti alle foglie, e tannini dritti che parlano d’invecchiamento per questo vino essenziale e profumato. La mineralità nel vino non esiste, ma qui la sensazione di ferrosità è reale, e piuttosto elegante.

Contrada Pianodario

Non ricordo di aver chiesto l’etimologia del nome Pianodario, ma spero abbia qualcosa a che fare con il vento e con l’aria, che qui passa tra le vigne portando aria di mare (che è laggiù, come sempre, e noi ce n’eravamo quasi dimenticati). Otto ettari di vigneti su 99 terrazze a 775 metri slm, affinamento in botti in rovere di Slavonia da 25 hl per 12 mesi. Anche il vino ha qualcosa di arioso: succo di melagrana, arancia candita e un petalo di fiore per un’espressione fine dell’Etna rosso, buona per neofiti e habituè del vulcano in egual misura.

Contrada Rampante

Contrada Rampante, la tenuta
Contrada Rampante, la tenuta

C’è già tutta la fatica della vendemmia nel nome di questa contrada che, a 740 metri slm, produce un Nerello Mascalese fresco e con una buona acidità. All’interno della contrada il terreno ha una composizione diversa da ettaro a ettaro, ma ha sempre la stessa età (formazione tra i 15mila e i 4mila anni fa). Una natura a mosaico ben riflessa nel vino, che sfugge a una classificazione e che impegna il palato in una lotta tra sentori affumicati e terrosi, sempre con un tannino di punta che lo rende molto riconoscibile. Come dicevamo all’inizio.

Di bene in bianco. La novità, il Carricante

Sopra i 750 metri sul livello del mare, il Nerello Mascalese fatica a maturare e passa il testimone a un vitigno bianco spesso - e a torto - snobbato: il Carricante.

Il Carricante 2022 aperto in anteprima
Il Carricante 2022 aperto in anteprima

Lo Sciaranuova bianco 2022 è la novità di Tenuta Tascante che abbiamo provato questo autunno: nemmeno un ettaro di vigneto (impiantato nel 2017) per un vino che ha già una personalità spiccata e promette longevità, che è uno dei punti di forza del Carricante su cui l’agronomo Michele Brusaferri sta lavorando. Con una produzione per ora limitata di bottiglie. “Non ci piace forzare la mano sulla produzione, preferiamo operare sulla personalità delle diverse contrade e aprire qualche piccola sfida, come quella del Carricante, dandoci il tempo necessario per definire meglio la strada da seguire”.

Ed è il tempo, insieme alla fatica, la misura del passo sul monte Etna. Un tempo che ha poco a che vedere con gli orologi e che ha moltissimo a che fare con il ronzio delle api in estate e il silenzio della neve in inverno. Tasca D’Almerita è B Corp e in quanto tale fa parte di un movimento globale di aziende che rispettano alti standard di impatto sociale e ambientale. Fa parte anche del progetto Sostain, associazione di viticoltori uniti per lo sviluppo sostenibile della Sicilia.