Chiarli, boom enoturistico nel nome del Lambrusco
In un anno oltre 4.000 visitatori, molti dei quali dal Nord America. E il Grasparossa di Castelvetro Vigneto Cialdini conquista i Tre Bicchieri del Gambero Rosso 2025
Un secolo e mezzo di storia sempre nel nome del Lambrusco. Nei cinquanta ettari della Tenuta Cialdini, a due passi da Castelvetro di Modena, si concentrano un grande vino, pluripremiato, la villa, appartenuta a un generale del Risorgimento, trasformata in uno spazio di ricerca enologica, in wine-shop, in meta turistica di campagna dove pranzare, cenare e degustare le etichette di una delle più longeve famiglie del vino italiane, sulla breccia dal 1860, giunta alla quinta generazione.
Il vino è il Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Vigneto Cialdini 2023, vinificato in purezza, quasi un “vino rosso con le bollicine”, così buono da conquistare la massima valutazione: i Tre Bicchieri del Gambero Rosso nella Guida Vini d’Italia 2025. Un ritorno sul podio della varietà Grasparossa dopo i tanti premi degli anni passati ai due Sorbara top di casa Chiarli: il Vecchia Modena Premium e il Lambrusco del Fondatore.
Il vigneto Cialdini è un cru di dodici ettari e mezzo dove le uve Grasparossa - così dette perché al momento della vendemmia, non solo le foglie, ma anche il raspo assumono una decisa colorazione rossa - maturano al punto giusto per ottenere un ventaglio aromatico, una complessità di sfumature, una parte tannica accentuata che non ha nulla da invidiare ai rossi più di struttura. Aggiungendovi, però, la piacevolezza e la freschezza delle bollicine.
La villa, il parco e le scuderie ottocentesche, che risalgono al primo proprietario, il generale Enrico Cialdini, fanno da palcoscenico ai vigneti e alla sede della Cantina Cleto Chiarli, realizzata nel 2001. I cinquanta ettari che la circondano, caratterizzate da una campagna ondulata, ai piedi dell’Appennino modenese, rappresentano un terroir del tutto particolare dove prevalgono due importanti fattori: la morfologia del terreno, a tessitura franco limosa sopra un substrato ghiaioso, e le condizioni climatiche, asciutte e ventilate. Condizioni ottimali dove, oltre al Lambrusco Grasparossa Vigneto Cialdini si produce anche il Pignoletto Doc a cui sono dedicati otto ettari.
Sempre più turisti italiani e stranieri visitano la Tenuta Cialdini . La visita inizia nei vigneti e prosegue in cantina con la illustrazione delle varie fasi di vinificazione, dalla macerazione alla svinatura del mosto alla fermentazione. Infine, la degustazione di alcune delle etichette Cleto Chiarli. A breve, sempre all’interno del complesso di Villa Cialdini, sarà disponibile un interessante percorso espositivo, frutto di un lungo lavoro di un più ampio riordino dell’Archivio della Cleto Chiarli, che il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo della soprintendenza Archivistica e Bibliografica dell’Emilia-Romagna ha definito “patrimonio significativo e per certi aspetti unico (…), raro esempio di conservazione di tutta un’attività produttiva a partire dall’Unità d’Italia a oggi”.
Lo stile Chiarli, incentrato sull’eleganza e la bevibilità dei vini, spinge sempre più il turismo enologico, l’organizzazione di eventi e meeting aziendali in Cantina a Villa Cialdini. D’altronde siamo nella terra dei motori e dei sapori, dalla Motor Valley con marchi storici come Ferrari, Ducati e Maserati ai distretti agroalimentari del Parmigiano Reggiano, dell’aceto Balsamico, alla grande cucina e all’ospitalità di rango, rappresentati in particolare dallo chef tristellato Massimo Bottura. Una conferma che arriva anche dai dati disponibili: l’anno scorso la Cantina è stata meta di oltre 4.000 visitatori, provenienti dal tutto il mondo, in particolare dal Nord America. Anche il movimento enoturistico nazionale ha un rilievo importante che vede ogni anno oltre 2000 persone visitare la Cleto Chiarli.
“Siamo molto soddisfatti dell’incremento del movimento enoturistico – commenta Tommaso Chiarli, responsabile della comunicazione di Chiarli 1860 - che indubbiamente contribuisce ad accrescere la conoscenza dell’azienda e ad aumentare il valore del marchio Cleto Chiarli. Questa è la riprova che chi ha storie autentiche da raccontare, storie di famiglia e di successi, può far crescere la reputazione non solo dei propri vini ma anche di quelli del territorio. E la prossima apertura del percorso espositivo incrementerà ancora di più l’efficacia del messaggio”.