Champagne, la sfida più difficile: sostenibilità ambientale senza abbassare la qualità
Confusione sessuale nelle vigne, nuovi vitigni geneticamente resistenti e rotte transatlantiche oil-free: l’impegno green del vino più iconico al mondo raccontato da Gaelle Jacquet, direttrice ‘Protection et Valorisation’ della denominazione
![Gaelle Jacquet con Domenico Avolio, direttore Bureau de Champagne Italia Gaelle Jacquet con Domenico Avolio, direttore Bureau de Champagne Italia](https://www.quotidiano.net/image-service/view/acePublic/alias/contentid/Y2RhZmE3MzMtOTM2ZS00/0/gaelle-jacquet-con-domenico-avolio-direttore-bureau-de-champagne-italia.webp?f=16%3A9&q=1&w=1560)
Gaelle Jacquet con Domenico Avolio, direttore Bureau de Champagne Italia
Premessa l’obbligo: la qualità non è negoziabile. E non può essere diversamente, se ti chiami Champagne.
Gaelle Jacquet, direttrice ‘Protection et Valorisation de l'Appellation Champagne’, lo dice chiaramente, lo sottolinea senza tanti giri di parole: “Lo Champagne rimane un punto di riferimento fortissimo per i consumatori, uno studio realizzato l’anno scorso da un istituto di ricerca indipendente ne conferma la posizione di leader indiscusso del lusso e del prestigio. I consumatori, insieme alla qualità, riconoscono allo Champagne il ruolo simbolico di prodotto iconico e la sua forte carica emozionale”. Allo stesso tempo, però, la zona vinicola più celebre al mondo non si sottrae alla grande sfida del nostro tempo: la sostenibilità ambientale.
![Calici di Champagne](https://www.quotidiano.net/image-service/view/acePublic/alias/contentid/MzUyYjM3YjUtZmMyYi00/0/calici-di-champagne.webp?f=3%3A2&q=1&w=1560)
Se ne è parlato a Milano, in una cena al ristorante Innocenti Evasioni organizzata dal Bureau du Champagne, la costola italiana diretta da Domenico Avolio del Comité Champagne, l’ente che rappresenta viticoltori e produttori delle rinomate bollicine, con articolazioni nei principali Paesi del mondo attraverso appunto i Bureau. Jacquet, che all’interno del Comité si occupa di protezione e valorizzazione della denominazione, ha sciorinato numeri e impegni di quanto fatto dalla filiera Champagne per lo sviluppo sostenibile, nonostante la necessità quasi ‘morale’ di dover sempre garantire una produzione media di altissima qualità.
![Gli Champagne degustati alla cena milanese](https://www.quotidiano.net/image-service/view/acePublic/alias/contentid/MWU5ZDc3OWQtNTEzOS00/0/gli-champagne-degustati-alla-cena-milanese.webp?f=3%3A2&q=1&w=1560)
Negli ultimi 15 anni, ad esempio, nella Champagne sono state ridotte del 20% le emissioni di Co2 per singola bottiglia, ed è stato dimezzato l'impiego di fitosanitari e prodotti azotati. "Trattiamo e recuperiamo il 100% degli effluenti del vino e di sottoprodotti vinicoli, e il 90% dei rifiuti industriali – racconta Jacquet –. Inoltre, sono state raddoppiate le superfici inerbite e il 70% delle superfici della Denominazione è in fase di certificazione ambientale".
La Champagne è stata inoltre la prima filiera viticola al mondo a calcolare la su impronta carbonica, già nel 2003, nonché pioniera della cosiddetta ‘confusione sessuale’ nelle vigne, con conseguente eliminazione quasi totale dei trattamenti insetticidi, Soprattutto, è stata la prima regione vitivinicola francese a inserire a titolo sperimentale nel Disciplinare un vitigno Piwi (il Voltis), vale a dire una varietà resistente ottenuta grazie a incroci genetici. Una tematica di cui si discute molto nel mondo del vino, dal momento che potrebbe essere una delle possibili chiavi per rispondere al cambiamento climatico e alla recrudescenza di alcune malattie della vite; ma allo stesso tempo, sul lungo periodo, potrebbe anche arrivare a cambiare radicalmente il panorama vitivinicolo mondiale così come lo abbiamo conosciuto finora.
![paesaggio vinicolo della Champagne](https://www.quotidiano.net/image-service/view/acePublic/alias/contentid/MmE0NGVjMzAtOTY3My00/0/paesaggio-vinicolo-della-champagne.webp?f=3%3A2&q=1&w=1560)
Altro aspetto da considerare in tema ambientale, l’impatto delle spedizioni, per una denominazione che esporta ogni anno oltre 170 milioni di bottiglie in ogni angolo del mondo. A tal proposito, ricorda Jacquet, la Champagne ha sperimentato la prima rotta merci transatlantica oil-free. Nel 2017, infatti, la goletta Avontuur con un carico di Champagne è partita dal porto francese di La Rochelle per arrivare nel porto di Montreal, in Canada. Questo primo viaggio ha aperto una possibile rotta marina verde tra l’Europa e l’America del Nord che potrebbe diventare la prima linea commerciale transatlantica senza petrolio.