Cantine Corvo, 200 anni di passione nel triangolo magico della sicilianità
Grande festa a Casteldaccia per i due secoli dello storico marchio, oggi di proprietà del gruppo Illva insieme a Duca di Salaparuta e Florio
Un triangolo magico in provincia di Palermo tra Casteldaccia, Bagheria, il mare e le colline di Altavilla dove storia, arte, cultura e tradizioni enogastronomiche si fondono in una sintesi di ‘sicilianità’ pura.
E proprio a Casteldaccia, ai piedi dell’antico castello Corvo Duca di Salaparuta, dove a metà 800 il principe Giuseppe Alliata di Villafranca fondò le Cantine Corvo - oggi il brand con Florio e Duca di Salaparuta è sotto il controllo del gruppo Illva di Saronno – si sono celebrati 200 anni di passione e pura tradizione enoica che si rinnova, adattandosi alla nostra contemporaneità. La piazza Matrice del piccolo borgo palermitano si è trasformato in un palcoscenico di festa, tra arte, musica ed eccellenze enogastronomiche tra passato e futuro (il claim era Taste the past, toast to the future, “assaggia il passato e brinda al futuro”).
Duecento vendemmie inaugurate da Corvo Bianco e Corvo Rosso frutto dell’ingegno e della passione del principe Alliata che andò in Francia a Bordeaux a imparare i rudimenti della vitivinicoltura e poi fece venire in Sicilia alcuni enologi francesi. Perché il nome Corvo? Nel 1824 i due primi vini nascono dalle uve provenienti dai vigneti della valle Corvo di Casteldaccia in un areale da sempre vocato alla produzione viti-vinicola di qualità.
“Dire Corvo è dire Sicilia. I nostri vini osano e si rinnovano da 200 anni, pur restando fedeli alla propria tradizione. Sono i protagonisti delle tavole italiane, la cornice della quotidianità, la convivialità, il pranzo della domenica, l’emblema dello stare insieme. La nostra terra è una brand formidabile, siamo onorati di farne parte – spiega Roberto Magnisi, siciliano doc, direttore delle cantine insulari del gruppo Illva di Saronno e delle tenute agricole (150 ettari di vigna di cui 21 sull’Etna ) - Corvo è anche una storia di coraggio. Non potevamo non scegliere Casteldaccia per celebrare le nostre prime 200 vendemmie che affondano le radici in una terra dall’anima viva e ambiziosa. Festeggeremo e condivideremo una realtà che non si stancherà mai di osare e rinnovarsi, senza abbandonare i suoi valori di appartenenza territoriale e di storicità”.
Protagonisti della festa sono stati i vini Corvo, popolari e identitari, dai profumi mediterranei, dal Corvo classico (rosso 2022, bianco 2023 e rosa 2023) al Corvo Nero D’Avola riserva 2020 DOC Sicilia, fino alla linea IRMANA DOC Sicilia Corvo Varietale Grillo 2023, Frappato 2023 e Nero D’Avola 2023. Etichette iconiche, popolari ma di qualità, piacevoli ad ogni sorso e in abbinamento ad eccellenze dello street food siciliano, sintesi di convivialità e di uno stile siciliano di vivere e stare insieme.
I 200 anni di Corvo (6,5 milioni di bottiglie destinazione Gdo) e di Duca di Salaparuta (1 milione di bottiglie solo per Horeca) si legano a un tributo d’amore per la vicina Bagheria e il suo patrimonio culturale e identitario. La cittadina, con l’incanto delle sue ville patrizie barocche, i suoi giardini d’agrumi e i fitti vigneti che abitavano questi luoghi, e la città di oggi, con il carico delle sue contraddizioni, sono al centro di un progetto che coniuga vino, arte e cultura in cui il gruppo Duca-Corvo-Florio crede molto. “Sky Arte ha dedicato a questa terra un docufilm, ‘200 anni di terroir eno-culturale’ , che rievoca la Sicilia del vino, il boom economico e le sue contraddizioni, ma anche l’insegnamento esemplare di alcuni figli illustri di Bagheria: Renato Guttuso, Emilio Murdolo, Mimmo Pintacuda, la poesia di Ignazio Buttitta, la maestria cinematografica di Giuseppe Tornatore e la verità fotografica ed immaginifica di Ferdinando Scianna che, ognuno nel suo campo, seppero interpretare il loro tempo e le istanze di una ragione profonda: immaginare con l’arte di cambiare la vita delle persone”, racconta Roberto Magnisi.
Facendo intendere che come primo gruppo privato famigliare del vino della Sicilia, vogliono coniugare il restyling dei vini e delle bottiglie con l’arte, la storia e un terroir culturale e ambientale unico tra Palermo e Cefalù con Bagheria come museo a cielo aperto.